lunedì 20 febbraio 2012

" La Residenza del Diavolo " Capitolo VIII - I Sospetti Dell'Ispettore



-“Is this the real life… Is this juts fantasy… Caugh in a landslide... No escape from reality... Open your eyes... Look up to the skies and see... I’m just a poor boy, I need no sympathy... Because I’m easy come, easy go... A little high, little low... Anyway the wind blows, doesn’t really matter to me... to me... Mama, just killed a man... Put a gun against his head... Pulled my trigger, now he’s dead... Mama, life had just begun... But now I’ve gone and trhown it all away... Mama, ooo... Didn’t mean to make you cry... If I’m not back again this time tomorrow... Carry on, carry on, as if nothing really matters... Too late,my time has come...”-
Un bussare forte alla porta fece sussultare Immanuel. Il ragazzo, dimentico del tempo, stava rivivendo la serata passata con Juliette poche ore prima. Malgrado avesse udito il campanello suonare, non si era mosso dalla sua camera; anche adesso, nonostante i colpi alla porta si facessero insistenti, non riusciva a credere che fossero reali, a quell’ora del mattino.
Jordan non attese che Immanuel rispondesse. Aveva fretta di parlare col collega, percui, subito dopo aver bussato, aprì la porta. Pensava di trovarlo ancora a letto. Invece Immanuel era vestito, seduto accanto allo stereo nella sua posizione preferita.
-“Bohemian Rhapsody”?… - domandò Jordan chiudendo la porta - Sei in vena di reminiscenze?… -
- Diciamo di sì!… E’ la canzone dei “Queen” che preferisco… - rispose di riflesso Immanuel. Lanciò un occhiata all’orologio sul comodino: segnava le sei e venti; quindi indirizzò uno sguardo interrogativo su Jordan - …Problemi? -
- Sì!… - esclamò Jordan togliendosi la giacca con gesti veloci ed impazienti - Il nostro “Caro Assassino” ci ha consegnato un'altra vittima… -
- Sei sicuro che sia opera sua? -
- Sì!… Identico sistema… sgozzata e sventrata… Galleggiava tranquillamente sulla Senna… -
Gli occhi di Immanuel s’incupirono. Jordan aveva parlato con ironia, ma il suo sguardo verde tradiva un groviglio di emozioni contrastanti.
- La vittima è di tua conoscenza… vero? -
- Sì… – sussurrò Jordan.
- Vuoi un bicchiere d’acqua, o preferisci qualcosa di più forte? – domandò Immanuel spegnendo lo stereo. Il tono della sua voce era calmo e comprensivo, ma le sue mani tremavano per il disappunto.
- Vorrei qualcosa di forte! – rispose Jordan. Nonostante si sentisse avvilito, aveva notato l’agitazione del collega. – “Perché ho l’impressione…” - pensò l’ispettore mentre aspettava il ritorno del ragazzo – “…che Immanuel sappia… che il cadavere non è quello di Arianne?… Ho capito benissimo che non è contento di questo nuovo omicidio… però…” -
- Eccoti un Cognac… Ti aiuterà a riprenderti! -
- Grazie! Non vuoi sapere chi è la vittima? -
- Certo che voglio saperlo… dall’espressione del tuo viso… deduco che la cosa ti abbia sconvolto parecchio… percui ho pensato di risollevare il tuo morale… Sei ancora vivo! … Questa volta non voglio perdere tempo… io sono pronto… Appena avrai finito di bere, andremo all’obitorio del dipartimento… devo cercare di avere un contatto con l’assassino, adesso!… -
- E’ Blaise!… Il mio amico giornalista! – esclamò Jordan, bevendo in un sorso il liquore.
- Perché lui?… In quale modo può essere collegato con quel film?… O con il ragazzo?… Pensavo fosse il regista, la vittima… Non capisco… -
- Nemmeno io!… Vogliamo andare?… Non vedo l’ora di risolvere questo caso… dobbiamo trovare questo pazzo… prima che… -
- Sono d’accordo! -


L’insistente squillo del telefono costrinse Diane a riemergere dall’abbraccio di “Morfeo” .
- Sì?!? – rispose. La voce impastata di sonno aveva un suono roco e basso. All’altro capo, l’ormai nota voce del titolare del giornale, a differenza della sua, era ben sveglia e autoritaria.
- Diane… - cominciò l’uomo - …scusa per l’ora… Ho pensato che questo scoop ti toccasse, visti i rapporti che c’erano tra te e Blaise… -
- E’ tornato a casa?… - chiese la ragazza improvvisamente sveglia, accendendo l’abat-jour sul comodino, e lanciando un’occhiata all’orologio che aveva al polso.
- …Non proprio… però sappiamo dov’è! -
- Gli è successo qualcosa?… Blaise sta bene… vero? -
- Adesso… sì!… Lo hanno trovato pochi minuti fa… galleggiava sulla Senna… Mi spiace, Diane… Io… -
- E’ morto!… Blaise è morto! -
- Sì… Se non ti senti di occuparti dell’articolo, comprenderò… mi è sembrato corretto darti l’opportunità di scegliere… prima di mandare qualcun’altro… Non sei obbligata se… -
- Ha fatto bene a chiamarmi… Il tempo d’indossare qualcosa e poi… mi reco sul posto… Dov’è stato ritrovato? -
- Vicino alla stazione di “Lyon”… prima del ponte… all’altezza di “Boulevard de la Bastille”… Ti ripeto… se non te la senti… posso incaricare qualcun’altro… -
- No!… Vado io… Blaise era un amico… voglio fare qualcosa per smuovere quegli idioti della polizia… dovranno decidersi a lavorare, prima o poi… Ci sentiamo più tardi… devo sbrigarmi, se voglio arrivare in tempo… - concluse in fretta Diane.
Decisamente quel dannato ventuno febbraio era iniziato nel peggiore dei modi… Diane sollevò con rabbia le coperte e scese dal letto: la camera ordinata era ancora calda. A piedi nudi la ragazza si diresse verso il bagno attiguo. Il corpo agile e snello era adamitico. Si passò una mano sulla testa scompigliando i lunghi capelli neri mentre con l’altra apriva la porta del bagno. La luce artificiale dello specchio la infastidì… Decise d’ignorarla.
S’infilò nella doccia e fece defluire l’acqua calda. Per alcuni secondi acqua fredda scivolò sul suo corpo, un brivido gelido finì per svegliarla…poi il calore divenne quasi insopportabile… infine, scelta la temperatura giusta, s’insaponò freneticamente. Si risciacquò, e in pochi minuti fu fuori dal bagno. Mentre si asciugava e si vestiva non poteva fare a meno di pensare a Blaise.
- “Non riesco a capire… cosa può aver fatto di tanto grave da meritare la morte… tra i suoi appunti io non ho trovato niente di scottante… Forse sono io che sono idiota… però, ultimamente, la sua attenzione era tutta per il professore… Non posso credere che il signor Aryen abbia capito che presto Blaise sarebbe tornato alla carica… Anche se così fosse… non è un valido motivo per uccidere un uomo… O lo è?… Che Martedì del cavolo… Ma tu guarda se questa è l’ora di rompere i coglioni a qualcuno!… E se il professore dei miei stivali… avesse ucciso Blaise?… Io come potrei provarlo?… Di certo non minacciandolo… Minacciarlo io!?!… Se finora non sono riuscita ad ottenere neanche un appuntamento… Quello è un duro… non cede… sembra scolpito nel marmo…” -
Si muoveva velocemente nella stanza moderna, come sempre quando aveva un articolo importante da scrivere.
Era già pronta!
Si guardò allo specchio dell’armadio della camera da letto: sorrise soddisfatta del risultato. I pantaloni di panno neri dal taglio classico, gli stivali in tinta col tacco alto, il maglione sagomato verde acqua, che faceva risaltare il verde smeraldo dei suoi grandi occhi, e i capelli neri liberi sulla schiena. Infine indossò il lungo cappotto nero, prese la borsa e uscì con passo leggero e rapido dalla stanza. Pochi passi nell’ingresso e presto fu fuori, sul pianerottolo. Scese quasi a precipizio le scale.
Fuori, la strada era ancora semideserta. Aprì la portiera della sua nuova “Toyota Yaris”nera e si sedette al posto di guida.

- Buongiorno, Ispettore Malin!… Posso esserle di qualche aiuto? – Il patologo legale guardava Jordan con un misto di comprensione e curiosità. Qualcuno gli aveva già detto che il corpo a cui si apprestava a fare l’autopsia era stato d’un amico del giovane Ispettore.
- Sì!… Dovrebbe farmi la cortesia di accompagnare il mio qui presente amico… - rispose Jordan indicando con la mano Immanuel - …nella sala dove è stata portata la vittima… che abbiamo rinvenuto qualche ora fa… e… lasciarlo solo… Io… - concluse rivolto al ragazzo - Ti aspetto qui… Non mi sento… in grado di rivederlo! -
- Ti capisco!… Cercherò di far presto… -
In silenzio Immanuel seguì il patologo per il lungo corridoio dell’obitorio del dipartimento. Le luci artificiali erano forti e fastidiose: davano all’ambiente un’aria caustica e nefanda. Nonostante quella non fosse la prima volta che Immanuel veniva costretto dal lavoro a recarvisi, la sensazione che avvertiva era sempre la stessa. Uguale ansia… Identica mancanza d’aria… Dolore quasi fisico, seguito da una forte nausea… Il suo odorato particolarmente sensibile riusciva a distinguere il puzzo dei cadaveri… come se nella sua vita li avesse avuti sempre accanto.
Quando il patologo aprì la porta della sala dove si trovava Blaise, Immanuel, veloce, attraversò l’uscio facendo una smorfia.
- Grazie! Ora può andare… se avessi bisogno, la chiamerò… - lo apostrofò il ragazzo richiudendo la porta, senza dare al patologo il tempo di dire nulla.
Con passo sicuro Immanuel si avvicinò al tavolo dov’era stato deposto Blaise. Sollevò il telo che lo ricopriva, portando alla luce la parte superiore del corpo. Il taglio profondo sul collo era evidente e pulito, l’acqua della Senna aveva lavato via il sangue col risultato di far gonfiare velocemente il cadavere.
Gli occhi nocciola di Blaise erano sbarrati, puntati sul soffitto della sala… il viso irrigidito in una smorfia di terrore… lo squarcio sul petto che partiva dalle prime costole, sotto il collo, e arrivava quasi al bacino, era orribilmente aperto. Le interiora erano già in avanzato stato di putrefazione: ciò stava a significare che l’uomo era morto da almeno un paio di giorni. Da quel che poteva vedere Immanuel, il taglio era stato preciso e liscio… la lama doveva essere affilatissima… probabilmente si trattava di un pugnale.
La nausea di Immanuel cresceva vertiginosamente, il suo primo impulso fu quello di scappare via… Stava quasi per obbedirgli, ma si trattenne.
Avvicinò una mano tremante al collo di Blaise e ve la poggiò. Il corpo era freddo e duro, sembrava di plastica. Ancora una volta il ragazzo si fece forza, per continuare il suo lavoro.
I suoi occhi verdi divennero vitrei, il pallore del viso era superato soltanto da quello del cadavere sul tavolo. La sua mente era ormai lontana.
- Ora vedo… - sussurrò Immanuel, continuando a restare immobile e lontano - …la mano che sta per colpirti… Il pugnale sacrificale è nella delicata mano di una donna… E’ decisa a ucciderti… ma non è la stessa mano che ha ucciso il ragazzo!… Sta eseguendo un rituale… Non riesco a decifrarne le parole… Il suo volto è ancora coperto dalla nebbia… Nooooooo!!!… - l’urlo era quasi strozzato - Basta!… Fermati!… -
Immanuel ritrasse la mano… come se una rapida scossa avesse attraversato il suo corpo… La velocità di quel gesto sbilanciò il ragazzo a tal punto che egli si ritrovò per terra, poco distante dal tavolo.
L’urlo era stato forte, in pochi minuti il patologo aveva raggiunto la sala.
- Cosa succede? – chiese l’uomo.
- Niente!… Ho sollevato il telo e… ho visto le ferite… Non è nulla… Può farmi la cortesia di ricoprirlo?… - La voce di Immanuel era tremula, il suo sguardo stravolto.
Il patologo lo guardava esterrefatto: non riusciva a capire perché il ragazzo fosse così turbato. Nonostante Immanuel gli avesse chiesto di ricoprire Blaise, l’uomo non poteva risolversi a muoversi.
Immanuel si alzò lentamente da terra e con passi incerti uscì dalla sala. L’aria del corridoio non era migliore. Con passo pesante e incerto egli s’incamminò per raggiungere Jordan.

- “I see a little silhouette of a man... Scaramouch, scaramouch will you do the Fandango... Thunderbolt and lightning – very very fightening me... Gallileo, Gallileo... Gallileo, Gallileo… Gallileo figaro – Magnifico… But I’m just a poor boy and nobody loves me... He’s just a poor boy from a poor family... Spare him his life from this monstrosity... Easy come easy go, will you let me go... Bismillah! No,we will not let you go – let him go... Bismillah! We will not let you go – let him go... Bismillah! We will not let you go – let him go... Will not let you go – let me go... Will not let you go – let me go... No, no, no, no, no, no, no, no… Mama mia mama mia, mama mia let me go… Beelzebub has a devil put aside for me, for me – for me... So you think you can stone me and spit in my eye... So you think you can love me and leave me to die... Oh Baby – Can’t do this to me baby... Just gotta get out – just gotta get right outta here...” -
Lo squillo del telefono non permise ad Adam di godersi la fine “Bohemian Rhapsody”. Stancamente si alzò dalla poltrona del salotto, per andare a rispondere, dopo aver abbassato il volume dello stereo col telecomando.
- Sì! -
- Adam, hai sentito le ultime notizie? -
- Di che notizie parli, Charles? -
- Immaginavo che ne fossi all’oscuro… E’ stato ritrovato Blaise Leroux… il giornalista che ti ha intervistato… e che era scomparso una settimana fa… -
- Bene!… Così ora quella sua collega mi lascerà in pace… -
- …Non credo!… Il cadavere di Blaise galleggiava tranquillamente sulla Senna… E’ stato sgozzato e sventrato… E’ un’intera giornata che ne parlano, i giornali e la televisione… Com’è possibile che tu non ne sappia niente? -
- Sono tornato da poco… Ti avevo detto che oggi dovevo recarmi fuori città… Stavo rilassandomi davanti ad un bicchiere di Cognac, ascoltando un po’ di buona musica… prima di cenare… Comunque, cosa c’entra con me questa notizia? -
- Madeleine mi ha detto che quella giornalista voleva parlare con te… forse pensava che tu fossi coinvolto nella scomparsa dell’uomo… Ora che lui è morto… Adam, penso che faresti bene a lasciarti intervistare da quella giornalista. Sai com’è… -
- No, Charles. Non so com’è... Io non mi abbasso a certi livelli… Il fatto che questo tizio mi abbia intervistato una volta… non fa di me un assassino!… O sbaglio? -
- Tu hai ragione… ma… -
- Nessun ma!… Io non temo niente… Sono un normalissimo parapsicologo che fa il suo lavoro… Un cittadino libero come tanti altri… Perché avrei dovuto ucciderlo?… Quali prove ci sono contro di me?… I sospetti di un’isterica giornalista non provano niente… -
- Questo è vero, Adam… Ma se la polizia inizia a girarti intorno… Il nostro laboratorio potrebbe perdere di credibilità… -
- “Il Laboratorio” esiste grazie a me, Charles!… - asserì Adam. I suoi occhi verdi si restrinsero pericolosamente e la sua voce divenne autoritaria e fredda. Anche se Charles non poteva vederlo, intuì dalle parole e dal tono di voce che Adam era furioso. - Se io ti dico, che non temo niente… vuol dire che è proprio così!… Né tu né i tuoi dannatissimi colleghi avete nulla da temere… E non vi potete permettere di dubitare della mia parola. Ripeto: questa notizia non mi tocca minimamente… e… a questo punto… non mi dispiace neppure che il giornalista sia morto!… Avrà pestato i piedi sbagliati, e così lo hanno fatto tacere!… Punto! Discorso chiuso! Ora, se vuoi scusarmi… sono stanco… e domani ho una giornata pesante… Buonanotte, Charles! – con violenza il professore sbatté la cornetta, interrompendo la chiamata.

- Va meglio ora? – chiese Jordan a un pallido Immanuel.
- Sì!… Mi spiace per stamattina… Ma quella mano era talmente vicina e realistica… per un attimo mi è sembrato di essere io, la vittima… -
I due colleghi erano stati insieme tutta la giornata, passando dall’appartamento di Blaise al Dipartimento di polizia, sperando di trovare nuovi indizi.
Immanuel sosteneva che gli assassini fossero due, nonostante le vittime presentassero le stesse ferite e probabilmente dietro i due omicidi ci fosse il medesimo rituale. Jordan non era molto d’accordo con lui, ma certo non poteva provare di aver ragione.
Ora erano seduti al tavolo di un Bistrò. Avevano mangiato qualcosa, anche se il loro stomaco era chiuso e la nausea non li abbandonava ancora. Il caffè che avevano ordinato era ormai freddo, ma nessuno dei due ci faceva caso.
- Credo… - continuò Jordan - …che andrò a far visita al professor Aryen!… E’ una delle ultime persone che lo ha visto vivo… forse farò un buco nell’acqua… ma comunque, devo pur cominciare da qualche parte… -
- Concordo con te!… Sul buco nell’acqua… Dopo di lui lo avranno visto altre persone… per più tempo, e con più attenzione del professore… - sentenziò Immanuel.
- So che è stato tutta la giornata nella sala stampa del Jour de France… Si è assentato solo per la pausa pranzo!… Quindi, non ci sono molte persone che l’hanno visto dopo del professore… a parte la sua collega… che si sta occupando del caso… e gli operatori della sala stampa… -
- E’ una donna che lo ha ucciso!… La mano che ho visto era di una donna… In che lingua devo dirtelo?… -
- Andrò comunque a trovare il professore! -
- Perché? -
- Perché non mi piace la sua faccia! -
- Sei a conoscenza di qualcosa che io ignoro?… Sospetti che l’assassino sia lui? -
- Il sospetto c’è! Ultimamente sospetto di chiunque… per il resto, quello che so io, sai tu… niente di più! -
- Allora non puoi indagarlo, e neppure interrogarlo… Non è il professore che ha cercato Blaise, ma viceversa… l’aver concesso un’intervista non fa di lui un omicida… Penso invece che sia meglio tornare a casa… Siamo stanchi… domani… vedremo le cose in modo diverso! -
- Hai ragione, siamo stanchi!… Puttana Eva! Proprio qui a Parigi doveva capitare questa, o questo squilibrato?… Non si trovava un’altra città per le mani? -
- Calmati, Jordan!… Lo troveremo! – esclamò Immanuel alzandosi e indossando la giacca di panno nera. L’Ispettore lo imitò, infilando anch’egli la giacca. Quindi, dopo aver pagato ognuno il proprio conto, uscirono dal Bistrò e si diressero verso le loro auto.
Le facce dei due esprimevano perplessità mista ad impotenza.
Si salutarono dandosi appuntamento per l’indomani mattina e si avviarono verso le proprie case.

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