venerdì 16 dicembre 2011

" La Residenza del Diavolo " Capitolo V - Impressioni




- “E’ fatta!” – esclamò soddisfatto Blaise fra sé e sé.
Stava rivedendo l’intervista rilasciatagli da Adam la sera prima. Purtroppo non era arrivato in tempo a farla pubblicare con l’edizione di quella mattina. Percui, non si era affrettato a controllarla. Lo stava facendo adesso, prima di passarla giù, nella sala stampa.
- “Finalmente sono riuscito a far parlare quel “Figlio di Puttana”… Lo avevo detto a Diane… “Non scommettere con chi mette scommessa. Sono sicuro di vincere!”… Non ha voluto ascoltarmi… E’ buona!… E’ maledettamente buona, quest’intervista… Sì! … Mi è costata un mare di soldi in telefonate… beh, insomma… proprio un mare forse no… però quel “Bastardo” mi ha fatto penare… ma alla fine… Quando lo dirò a Jordan si mangerà le mani… Poco male!… Jordan mi deve una cena… Diane un pranzo… Le scommesse si pagano!… Evidentemente il professore non possiede la facoltà di leggere il pensiero… per un momento… quando mi ha detto che non credeva affatto che potessi rimanere disoccupato… ho temuto che fosse in grado di farlo… Tra qualche mese ritornerò alla carica… non rifiuterà di lasciarsi intervistare una seconda volta… Sono convinto che c’è ancora molto da scoprire, su di lui… E’ un “Maledetto”!… Certo è furbo!… Io non sono da meno!… Non me la dà a bere… con quella sua aria distaccata… come se fosse una specie di “Dio”… pensa davvero di smontarmi… Poverino!… Non sa quanto si sbaglia… E’ buona… non perfetta, ma buona…” -
- Oggi mi sembri particolarmente allegro, Blaise!… Come mai? – La vivacità della voce di Diane fece sussultare Blaise, riportandolo alla realtà.
- Hai ragione “Bellezza”!… - esclamò l’uomo sempre più lieto, facendo un rapido movimento con le gambe per far ruotare la sedia girevole della sua scrivania verso la ragazza, ed osservandola aggiunse - “Sono felice”… di più… “Esaltato”!… Non puoi neanche immaginare fino a che punto… -
- Accidenti!… Si vede… Sprizzi soddisfazione ad ogni gesto… A cosa è dovuto ciò? -
- Leggi!… - riprese Blaise mostrando a Diane l’articolo.
Le mani dell’uomo tremavano per l’eccitazione. Sembrava un bimbo che ha appena ricevuto il regalo più ambito!
Diane guardava il collega stupita. I grandi e penetranti occhi verdi della ragazza indugiarono un po’ sui fogli dattiloscritti, infine, con gesto veloce ma elegante, lei li prese e cominciò a leggere.
Mentre scorreva le righe un lieve sorriso apparve sulle sue belle labbra. Le lunghe ciglia nere davano un’espressione esotica al viso perfettamente ovale. I lunghi e neri capelli scendevano morbidi sulla schiena, mentre alcune ciocche incorniciavano il viso, adagiandosi sul seno fiorente. Il rosso maglione sagomato evidenziava la vita stretta, e i jeans neri attillati lasciavano poco all’immaginazione, facendo risaltare i fianchi e le lunghe cosce affusolate.
Blaise era sempre stato succube del fascino e della sensualità che emanavano da Diane. La sua pelle bronzea e le sue curve armoniche accendevano i suoi sensi, come se mai avesse provato una tale passione.
Diane lo sapeva: l’uomo le aveva sempre detto che se solo lui avesse avuto quindici, vent’anni di meno, sarebbe stata una preda che non si sarebbe lasciato sfuggire.
Lei sorrideva lusingata. Blaise era un uomo simpatico, ma non era il tipo di compagno che avrebbe immaginato al suo fianco. Diane voleva godersi la sua gioventù e avvenenza. Trent’anni erano pochi per impegnarsi seriamente.
- Congratulazioni!… - esclamò affettuosamente - …Ti devo un pranzo… Come ci sei riuscito? -
- Sfruttando la bravura che mi distingue dagli altri… un po’ di furbizia, che ho accumulato negli anni… e… molto inganno… - rise Blaise.
Diane era per lui un’allieva a cui insegnare i trucchi del mestiere. La ragazza lavorava al giornale da quattro anni, dimostrandosi un valido elemento, e Blaise – essendo uno tra i giornalisti più anziani ed autorevoli del quotidiano – aveva cercato di affidarle articoli da prima pagina, permettendole di farsi strada. Aveva puntato bene le sue fiches. Diane aveva ormai raggiunto la vetta.
Dopo averla tenuta un po’ in sospeso, le raccontò come aveva fatto e ciò che aveva detto per indurre il professore a parlare.
Ne risero.
Poi Diane lo invitò a pranzo.
- Prima però… - concluse Blaise - devo finire di controllare l’intervista… Mentre andiamo via la lasciamo giù in stampa… così domattina i francesi, prima di recarsi al lavoro… la leggeranno… -
- Bien sur!… Sbrigati… io ho fame… Comunque… - continuò Diane perplessa - …E’ strano che ti abbia rilasciato questa intervista… secondo me, l’ha fatto deliberatamente… Forse il nostro amico non è realmente restio al contatto con il pubblico… Il suo atteggiamento è tutto studiato… -
- Perché pensi che sia studiato? -
- Non ti sembra insolito che un tipo come lui… dopo averti fatto telefonare tante volte… appena ti vede, parla così… così liberamente dei fatti suoi?… Per me c’è sotto qualcosa… Si è lasciato convincere troppo presto… come se si aspettasse che tu fossi lì… -
In silenzio, Blaise guardò i fogli che aveva fra le mani. Rifletté per un istante sulle parole della giovane collega. Alzò lentamente lo sguardo nocciola su Diane, spostandolo quasi subito sulla prospettiva della sala.
Intorno a lui decine di scrivanie languiscono, aspettando il ritorno dei giornalisti che le occupano, allontanatisi per la pausa pranzo o per andare a cercare un nuovo scoop. I telefoni squillano fastidiosi e incessanti. I neon sono già tutti accesi. Si è ancora in pieno inverno e le giornate sono cupe, la luce solare che entra dalle grandi vetrate è fievole persino nelle mattinate. La luce artificiale domina incontrastata.
Le nuvole sono nere e minacciano l’arrivo di un temporale. Febbraio è già alla seconda decade, ma fa sentire ancora la sua egemonia.
- Forse hai ragione, Diane… - riprese pensoso Blaise - Hai proprio ragione… Il nostro caro professore deve avere qualcosa in mente… Non capisco perché abbia atteso tanto… ma forse anche l’attesa fa parte del suo piano… Che ne dici? -
- Dico che ho fame!… - esclamò Diane - Perché non andiamo a mangiare qualcosa… mentre ci dilunghiamo sull’argomento? -
- Va bene!… - rispose Blaise.
Infilò la giacca di lana grigia, prese i fogli dell’intervista e insieme alla collega, che aveva già indossato il lungo capotto nero, si diresse verso l’uscita della sala.
I tacchi di Diane echeggiavano, malgrado il suono costante dei telefoni. Blaise amava sentire il suono del passo veloce di lei. Infine arrivarono davanti all’ascensore.
- Secondo te… - riprese Blaise - …sta cercando di ampliare le conoscenze della gente, sensibilizzandola alle facoltà dei “chiaroveggenti”… oppure, sta cercando nuovi fondi per le sue ricerche? -
Le porte dell’ascensore si aprirono. I due entrarono e Blaise premette il pulsante che li avrebbe fatti discendere in sala stampa.
Diane continuava a tacere… forse stava riflettendo sulla domanda che l’uomo aveva appena formulata. Il silenzio continuò fino a che non furono fuori in strada. Diane aveva atteso davanti all’ascensore che lui tornasse dalla sala stampa.
Ora erano fuori.
- Non hai ancora trovato una risposta per me? – chiese Blaise dolcemente.
- Onestamente: no!… Non credo che stia procacciando fondi per le ricerche… da come parla… non penso nemmeno che gl’importi molto quello che la gente pensa delle facoltà dei suoi protetti… Non saprei dirti cosa sta cercando di fare… ma il suo atteggiamento… per me, è sospetto!… Per restare in tema, puoi chiamarlo “Sesto Senso”… Francamente… devo dire che non mi fido molto… - concluse la ragazza entrando nel ristorante “Le Boccador”. Come al solito era affollatissimo… tutti i loro colleghi, o quasi, pranzavano lì.
- Mi stai dicendo… anzi… vuoi farmi intuire che è un poco di buono? Tu pensi che stia ingannando tutti… persino i suoi colleghi? -
- Io non ho detto questo!… Solo… beh!… A me sembra strano, che dopo averti fatto penare per mesi, appena ti vede… Tac!… L’intervista è servita! -
- Jordan mi ha assicurato che è pulito… dal punto di vista legale! -
- Chi è Jordan?… Il tuo amico ispettore? -
- Sì!… Gli avevo chiesto di controllare se nei loro schedari risultava qualcosa a suo carico… Ma lui mi ha detto che è tutto in regola… Percui… non capisco… forse anche tu sei una “chiaroveggente” e non me l’hai mai detto? -
- Non dire sciocchezze!… Io sono una giornalista… realista… queste favole non sono per me… quattro anni dovrebbero esserti bastati per capirlo… -
- Ma queste non sono favole… Esistono persone con delle facoltà particolari… -
- Blaise, per favore… non prendermi in giro… -
- Ti giuro che è vero!… Al Dipartimento di polizia dove lavora Jordan… c’è un “chiaroveggente” che li aiuta… collabora con loro da dieci anni, ormai… Ora non ricordo come si chiama… anzi… forse Jordan non mi ha mai detto il suo nome… Non vuole che gli rompa le scatole… Però esiste… La prossima volta che lo vedo gli chiedo di farmelo conoscere… No!… Appena ha un attimo libero e mi chiama te lo faccio sapere… così vieni anche tu con noi e gli domandi… -
- Non mi dire!… - rise Diane - Un Dipartimento di polizia è alla mercé di un millantatore… questa è buona!… Se il tuo amico dà credito a certe cose… presto perderà il lavoro… -
- Non sono d’accordo!… Due anni fa, “non so se ricordi quel caso”, quando quella squadra di piccoli Boy-Scout si perse nel “Bois de l’Epers”, nella “Forest de Rambouillet”… perché si erano distaccati dagli altri… Dopo averli cercati per giorni… le guardie forestali dissero che se i bambini erano nascosti in uno dei punti più oscuri del bosco, sarebbe stato impossibile trovarli… sarebbero potuti morire prima che si riuscisse a scoprire il luogo dove si erano persi… Solo Jordan pensò al “chiaroveggente” che collaborava con loro… e grazie a lui… o lei… francamente non so di che sesso sia… riuscirono a scoprire il punto esatto… I bambini non erano in perfette condizioni fisiche… ma erano ancora vivi… Lo rammento bene… perché fu uno dei miei migliori scoop!… -
- Sì, mi ricordo… mi portasti con te a tutte le interviste… ma… è stata solo fortuna, la sua… non puoi credere a queste cose! -
- Io ci credo!… Tu, fa come vuoi… Ora torno al giornale… prima che quelli della sala stampa mi distruggano l’articolo… Vieni? – concluse Blaise irritato.
- No!… Devo fare un servizio… anzi sono già in ritardo… ci vediamo dopo! -
- Ok! -
Blaise rimise la giacca e si diresse verso l’uscita, seguito dallo sguardo pensieroso di Diane.

Quando quella sera Blaise tornò nel suo appartamento, era stanco e perplesso… Malgrado la sua ultima vittoria fosse stata palese… qualcosa gli diceva che in quell’intervista mancava un dettaglio. Non sapeva cosa esattamente… ma c’era una lacuna.
Aveva forse dimenticato di fare qualche domanda importante?
- “Sicuramente nei prossimi giorni… mi tornerà in mente… sarà un particolare minimo…” – si disse, aprendo la porta di casa.
Entrò nell’ingresso nel buio più totale, con la mano cercò l’interruttore della luce… fece pressione col dito per accenderla… Niente!
- Cazzo! – esclamò – Ci mancava solo questa!… Odio muovermi al buio… e questa cazzo di lampadina si fulmina sempre… Sembra proprio che lo faccia apposta… -
Una gelida risata accompagnò le sue ultime parole.
Blaise agghiacciò dalla paura.
- Chi c’è? – gridò.
Silenzio!
Oscuro e spettrale silenzio.
- Chi sei?… - continuò Blaise, spostandosi lentamente per cercare di arrivare al lume nel corridoio e accenderlo - …Cosa vuoi da me?… Se cerchi soldi, non ne troverai… sono in banca… Se vuoi parlare, fallo!… Ti ascolto… -
Di nuovo la risata gelida. Questa volta era vicinissima a lui… Blaise sentì l’alito caldo e inquietante sul suo collo.
Prima di rendersene conto, una mano ferma aveva già premuto un fazzoletto cosparso di cloroformio sulla sua bocca.
In pochi istanti, Blaise era in deliquio.

Malibu

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Memphis

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Personaggio creato da me in un'altra storia