venerdì 3 febbraio 2012

" La Residenza del Diavolo " Capitolo VII - La Seconda Vittima



Madeleine bussò alla porta dello studio di Adam. Aveva avuto una giornata pesante e non vedeva l’ora di uscire in strada, per rimescolarsi alla gente.
- Avanti! – rispose Adam dall’interno.
La ragazza aprì la porta e si diresse verso la scrivania del professore.
- Stai andando via, Madeleine? – chiese lui, calmo, prevenendola.
- Sì!… Sono stanca… vorrei tornare a casa… - rispose la segretaria - Poco fa a ritelefonato quella giornalista…“Diane Dégel”… voleva un appuntamento… Ha detto che vorrebbe parlarle al più presto… mi ha chiesto di riferirle che è una collega di “Blaise Leroux”… il giornalista che è scomparso giorni fa… -
- Le hai detto che non voglio intorno giornalisti? -
- Sì, certo!… Ma la signorina ha risposto… che… se lei si rifiuta di vederla… andrà alla polizia per sporgere denuncia. -
- Contro di me? – rise Adam alzandosi dalla poltrona e avvicinandosi alla ragazza – Con quale accusa? -
- Rifiuto di collaborazione!… Mi è sembrata molto seria… Forse dovresti… scusi… dovrebbe concederle un appuntamento… I giornalisti possono diventare fastidiosi… - suggerì Madeleine.
- Lo so!… - rispose Adam passandole un braccio dietro la schiena e poggiandole la mano sul fianco, un gesto divenuto naturale ormai da settimane, quando i due rimanevano soli - Posso offrirti la cena… o sei troppo stanca per pensare a me? -
Madeleine avvertì attraverso il maglione il calore della mano di lui; la sua stretta la eccitava, dimostrandole che il pensiero di Adam era rivolto al “dopo cena”.
Alzò su di lui uno sguardo tenero. Adam lo ricambiò mentre con l’altra mano le accarezzava il collo bianco e sottile.
- Non ti piace la mia idea? – le chiese sottovoce.
Gli occhi castani di Madeleine continuavano a fissarlo, quasi lo invitavano ad aumentare le sue carezze; le sue labbra restavano mute.
Finalmente Adam appoggiò entrambe le mani sui fianchi della ragazza, le sue labbra calde si avvicinarono al collo di lei e iniziarono a baciarlo dolcemente. Lentamente si spostarono sulla guancia e poi baciarono avidamente la bocca tremante di Madeleine. Le mani s’insinuarono sotto il maglione e cominciarono ad accarezzarle la schiena nuda, il ventre piatto, il seno rotondo e sodo, facendole inturgidire i capezzoli, risvegliandole i sensi. Il tocco era esperto, come sempre, percui la ragazza sentiva l’eccitazione crescerle dentro.
- Allora? – chiese Adam, continuando ad esplorarla sotto il maglione.
- Non sarebbe meglio… se andassimo direttamente a casa mia?… Preparo qualcosa e… -
- Preferisco cenare fuori… A casa tua possiamo andarci dopo. -
- Va bene. – rispose Madeleine riluttante.
Cenare fuori, in mezzo a tanta gente.
L’idea non le piaceva molto, in un ristorante non poteva sbilanciarsi in effusioni romantiche: ad Adam non piaceva che la gente li notasse… nel suo piccolo appartamento, era più caldo ed affettuoso con lei… ma fuori…
- “Pazienza!”- pensò Madeleine, mentre con passo tremante tornava nell’altra stanza, per prendere la borsetta e indossare il cappotto.

Il suono insistente del campanello costringe Immanuel ad allontanarsi dal computer.
Dopo un paio di giorni di requie, il suo pensiero è tornato al lavoro.
Prima di uscire dalla sua stanza per andare a rispondere al citofono, lancia un’occhiata alla radio-sveglia sul comodino: l’orologio al quarzo segna le venti e quarantacinque.
- “Chi può essere a quest’ora?”- si chiede il ragazzo, perplesso.
Non possono essere i suoi genitori: sono usciti da pochi minuti e dietro molta insistenza da parte sua. Non può essere neppure Jordan: quando era passato nel pomeriggio, gli aveva detto di avere un impegno per quella sera.
- Chi è? -
- Immanuel, sono Juliette! -
Il ragazzo spinge irritato il pulsante per aprire il portone, poi fa scattare la serratura della porta ed esce sul pianerottolo, dove attende che la ragazza lo raggiunga al terzo piano.
- Come mai sei venuta a trovarmi? – le chiede, senza nemmeno darle il tempo di riprendersi dalla fatica delle scale.
- Volevo vederti! -
- Se i miei genitori… -
- I tuoi genitori non sono in casa, lo so!… Ho telefonato nel pomeriggio per avere notizie di Arianne… Tua madre mi ha detto che ancora non ve ne sono di nuove… Piangeva… Per tirarle su il morale le ho detto che sarei passata stasera per stare un po’ con lei… mi ha risposto che doveva andare a cena da sua sorella… che tu avevi insistito perché uscisse un po’ di casa… Dentro saresti rimasto tu… così, se fosse stata necessaria la presenza di qualcuno… lei non avrebbe dovuto preoccuparsi!… - lo sguardo limpido ed azzurro di Juliette fissava Immanuel, cercava approvazione da parte del ragazzo e forse anche un po’ di calore umano. - Volevo rivederti… - continuò - …Sapere come stai!… Ho atteso qui fuori che i tuoi uscissero… poi ho suonato… Se disturbo… posso andarmene… - concluse con un filo di voce. Distolse lo sguardo velato di lacrime e si voltò per andarsene. – Scusa! Ho sbagliato a venire fin qui… -
Immanuel fu più veloce del passo incerto di Juliette: in un attimo le aveva circondato la vita con le braccia e ora la stringeva a sé. Le spalle piccole di lei si appoggiarono al petto del ragazzo. Poi Immanuel la fece girare su se stessa per guardarla in viso. Le scale erano ormai buie.
- Sarà meglio entrare… - suggerì Immanuel - fa freddo qui fuori! -
Con delicatezza si sciolse da quell’insolito abbraccio e sospinse Juliette verso l’ingresso.
Attraversarono il corridoio e entrarono nella camera di Immanuel. Mentre il ragazzo faceva girare la chiave nella serratura, Juliette tolse il lungo cappotto bianco.
Immanuel la osservò.
La ragazza indossava il vestito lilla che lo aveva tanto colpito al loro primo appuntamento. La seta fasciava delicatamente il suo corpo. Il collo a barca si adagiava soffice ed elegante sulla bianca pelle e graziosamente si chiudeva sulla schiena formando un triangolo. Il corpetto sagomato era morbido sui seni piccoli e rotondi, sulla vita stretta e sui fianchi. La gonna, a metà coscia dal lato sinistro, finiva a punta sul ginocchio destro, combinandosi alla perfezione con un paio di stivali in tinta. I riccioli biondi erano liberi sulle spalle; il trucco, leggero come al solito, dava al suo viso rotondo quel tocco di sensualità che la rendeva cosi desiderabile.
- Perché volevi vedermi? – chiese infine, dolcemente, Immanuel.
- Non lo immagini? -
- Sì. – sospirò rassegnato il ragazzo.
- Allora… perché non inizi? – insistette Juliette mentre con sensualità si avvicinava a lui. Le sue intenzione erano chiare.
Voleva riconquistare il ragazzo.
La seta del vestito accarezzava sinuosamente il seno nudo di Juliette, facendole inturgidire i capezzoli e evidenziando il suo desiderio.
Ora la ragazza era vicinissima ad Immanuel.
Lui rimaneva immobile: la schiena appoggiata alla porta, le braccia abbandonate lungo i fianchi; solo il petto si alzava ed abbassava ritmicamente.
Il corpo di Juliette aderì prepotentemente a quello di Immanuel. Con l’indice destro la ragazza ridisegnava le labbra sottili di lui, fissandole come se fosse ipnotizzata… gli passò la mano provocante dietro il collo per abbracciarlo e, alzandosi un po’ sulla punta degli stivali, avvicinò le calde labbra per baciarlo. Sapeva bene quali emozioni suscitava con quel gesto, e sperava in una sua risposta che non tardò ad arrivare. Immanuel la strinse a sé continuando a baciarla; le sue mani accarezzavano le spalle nude di Juliette, infilandosi voluttuosamente dentro lo scollo del vestito.
Infine si sciolsero da quell’abbraccio e, allontanandola da sé, Immanuel le sussurrò: - Non possiamo farlo… Non mi sembra né il luogo… né il momento giusto… e poi… -
- Di cosa hai paura? – chiese Juliette sorridendo – Di Arianne?… Dei tuoi genitori?… O di tornare con me?… -
- Nessuna paura!… Io non dovrei essere qui con te… è inutile spiegarti… tu non potresti capire, mia giovane e irruente principessa!… Non puoi comprendere… - esclamò Immanuel. I suoi occhi verdi puntualizzavano il dolore e l’angoscia delle sue parole, ma Juliette decise di ignorarli.
- Dici sempre che non posso capire… ma non mi spieghi mai nulla… - rispose mielosa - Adesso io non voglio capire… Semplicemente ti voglio… E ti avrò! -
Con mani esperte si abbassò il corpetto del vestito, e scoprì i seni gonfi e canditi; si avvicinò a lui e con la stessa destrezza fece scivolare le piccole e calde mani sotto la maglietta del pigiama e prese ad accarezzargli il ventre piatto e il petto poco villoso. Le labbra lussureggianti di lei lo invitavano a baciarle e le mani gli sfilavano la maglietta lasciandolo a torso nudo. Il seno caldo di lei si appoggiò sulla pelle bruciante di Immanuel, le braccia strinsero vigorosamente il suo corpo.
I loro cuori battevano forte, quasi all’unisono. Le tempie del ragazzo pulsavano martellanti.
Senza accorgersene, Immanuel abbracciò Juliette e dolcemente s’impossessò delle sue labbra. Pian piano il suo bacio divenne più esigente. Con avidità la lingua di Immanuel esplorava la bocca di Juliette, le mani sfioravano i seni, giocavano con i capezzoli ormai duri. Scendevano lungo i fianchi provocando nella donna brividi di passione. Le labbra aride di lui anelavano al piacere, affannandosi sul seno e sulla bocca.
Ormai il desiderio aveva ghermito il suo corpo, facendogli dimenticare tutto. Non riusciva a controllarsi. Le passò un braccio dietro le cosce ed uno dietro la schiena, sollevandola da terra, e si diresse verso il letto.
Nella stanza c’era un caldo infernale, ma i due giovani non vi prestavano attenzione… erano ormai presi dal desiderio e null’altro più contava… Il fuoco che li bruciava era più forte, più importante di qualsiasi altra cosa.
Immanuel sfilò gli stivali e il vestito a Juliette, per un attimo fissò il corpo nudo disteso sul letto, poi si spogliò anch’egli. Juliette sorrise soddisfatta rendendosi conto della prepotenza del desiderio che aveva suscitato nel ragazzo. Il suo membro eretto non lasciava dubbi.
La ragazza gli tese le braccia invitandolo. Immanuel si distese su di lei e riprese a baciarla: sulle labbra, sul collo, sui seni. Con la lingua disegnò dei cerchi intorno ai capezzoli mentre le mani esploravano il corpo infuocato, il ventre, il sesso, le cosce morbide.
Juliette fremeva di piacere affondando le mani nei folti e neri capelli di lui.
- Come hai fatto… a star lontano da tutto questo… Mhmmm!… - esclamò Juliette, con voce carica di sensualità - …Come puoi aver resistito?… Aspetta… lasciati baciare… non togliermi il piacere di amarti… -
Lo costrinse a stendersi sul letto e comincio a baciarlo sul collo, sul petto, scendendo lentamente sul ventre e sul sesso. Immanuel trattenne il respiro per un attimo, nel momento in cui la bocca di Juliette s’impadronì del suo membro; poi si lasciò sfuggire un gemito di piacere a lungo represso. Il movimento ritmico della bocca e della lingua di Juliette sul pene gli procurava un’emozione indescrivibile… un misto di dolore e piacere.
- Fermati!… - esclamò con voce roca - …Mhmmm!… Non resisto!... -
La ragazza obbedì. – Sapevo che ti mancavano le mie carezze e i miei baci!… Hai bisogno di me … Sono sempre riuscita a farti morire di piacere… E tu riesci a far morire me! … Amami, Immanuel! Fammi vibrare… entra dentro di me… ti voglio… e tu vuoi me! –
Ricominciò a baciargli il ventre, il petto, s’impossessò avidamente della sua bocca. Mentre la sua lingua si intrecciava con quella di Immanuel si adagiò su di lui, sui suoi fianchi, il sesso caldo sul bacino del ragazzo. Immanuel le accarezzava i seni rotondi sormontato dalla pressione delle gambe della ragazza su di lui. Il movimento di lei permise al membro eretto di penetrarla.
- Ahhh!!! – esclamarono all’unisono.
Juliette, con gesti lenti e sinuosi dei fianchi ampi, circuiva il corpo di Immanuel costringendolo a rispondere senza reticenze, impedendogli di sfogarsi.
Infine Immanuel, stremato, approfittando di un momento di distrazione di Juliette, abbracciandola capovolse la situazione. Ora era lei distesa sul letto, lui sopra le baciava il corpo fremente. Lentamente scese sul suo sesso bruciante e umido e con la lingua ne stimolò il clitoride conducendo la ragazza in prossimità dei vertici del piacere.
- Sììì!!!… Dai… Non fermarti Immanuel… Ti prego… Sì!… Mhmmm… dai!… Prendimi… non farmi più aspettare! -
Immanuel alzò la testa per osservarla. S’inginocchiò sul letto, le prese le cosce per sollevarla un po’, prontamente Juliette incrociò le gambe dietro la sua schiena per farsi prendere più facilmente. Un attimo dopo il membro di Immanuel era dentro di lei. Con gesti lenti la invadeva cercando di penetrarla sempre più a fondo, facendola gemere. Poi i movimenti divennero più veloci, i gemiti più alti, quasi fossero grida, finché entrambi raggiunsero l’orgasmo.
Immanuel si distese su di lei per inebriarsi col calore del suo corpo profumato. Era spossato ma soddisfatto.
- Sapevo che avevi bisogno di me! – sussurrò Juliette.
- Avevo bisogno di te… è vero!… Ma non dovrà più accadere… Entrambi volevamo rievocare i vecchi tempi… anche se… Non potranno più tornare… -
- Tu mi ami!… Io lo so che è così … anche tu lo sai… Come puoi dire che non potranno tornare? -
- Sì!… Io ti voglio bene… ma… adesso è diverso… -
- Diverso?… Abbiamo appena finito di fare l’amore… e dici che è diverso? -
- No, Juliette!… Abbiamo fatto sesso… l’amore è un’altra cosa… tu sei venuta a trovarmi per riconquistare il ragazzo che ti ha lasciata… Sapevi che agendo in un certo modo… avresti risvegliato i miei sensi… A letto siamo sempre andati d’accordo… però… il sesso da solo non basta… in un rapporto di coppia ci vuole di più… Per tre anni e mezzo ho cercato di farti capire che nella mia vita… contano molto… il mio lavoro, e la mia famiglia!… E’ ancora così, Juliette… in sei mesi… non è cambiato niente… Tu odi il mio lavoro… e non vuoi che la mia famiglia sappia del nostro rapporto!… Per me sono ancora… importanti entrambi le cose… Finiremo per litigare un’altra volta… Ora più di prima… Io… io non smetterò di cercare Arianne… E tu… non capirai la natura del mio attaccamento a lei… - Immanuel sospirò stancamente, si sedette su un lato del letto e, recuperati gli slip, l’infilò velocemente. Quindi continuò – Rivestiti, che ti riaccompagno a casa… Non voglio che i miei genitori, rientrando, ti trovino qui… Dovrei confessare loro una verità che non è più tale… Francamente… non me la sento di dire loro il falso… e non voglio che intuiscano che fra noi c’è stato qualcosa di cui io non ho mai parlato… Mi pesa essere consapevole che per tre anni e mezzo ho mentito loro spudoratamente… Permettimi il lusso di essere solo io a conoscenza del fatto d’aver mentito… -
- Vuoi dire che questa serata per te non conta niente? – domandò Juliette perplessa.
- Voglio dire… che non può… e non deve… esserci un seguito!… Ora più che mai… - Immanuel andò verso la porta, l’aprì e si diresse verso il bagno.
Juliette rimase distesa sul letto ancora qualche istante, poi si alzò, recuperò gli abiti e raggiunse il ragazzo.
Immanuel aveva appena finito di lavarsi e stava indossando biancheria intima pulita, accennò verso di lei un debole sorriso e la invitò a lavarsi con un gesto della mano; quindi tornò in camera per vestirsi. Mentre indossava il maglione, Juliette lo raggiunse.
Lo sguardo azzurro della ragazza indugiò sul suo petto nudo. – Sei dimagrito parecchio da quando ci siamo lasciati!… - esclamò – Ti mancano… le mie attenzioni… Tu hai bisogno di me!… come io di te… -
- Ho avuto una brutta influenza… e… il lavoro mi ha stressato… Per favore, Juliette… non arrampicarti sugli specchi… non puoi avere l’ultima parola… non questa volta… Mi sei mancata tanto… è vero!… Stavo riprendendomi… dopo stasera… dovrò ricominciare da capo… ma… Vorrei che tu capissi… non abbiamo una visione comune della vita. -
- Due persone che si amano… si amano e basta… -
- Due persone che si amano, dirigono i loro passi nella stessa direzione… Non possono andare una a destra, l’altro a sinistra, e incontrarsi solo a letto… ci deve essere qualcosa che li tiene uniti… Adesso basta!… Abbiamo affrontato questo discorso decine di volte… e il risultato rimane lo stesso… Mettiti gli stivali, il cappotto, e andiamo… E’ quasi mezzanotte… i miei saranno qui tra poco. – concluse spazientito.
Consapevole di essere uscita sconfitta da questo incontro, Juliette obbedì; in silenzio lo seguì giù per le scale e poi in strada.
Non riusciva ad alzare la testa per guardarlo. Meccanicamente si accomodò sulla “Peugeot 206” nera del ragazzo, e aspettò che lui facesse lo stesso.
- Quindi è tutto finito, fra di noi? – chiese, voltandosi a guardarlo.
- Sì, Juliette!… - rispose lui accigliato, girando la chiave nel cruscotto per mettere in moto l’auto. - E’ meglio così… Sotto ogni aspetto… Per Arianne, per i miei genitori… e per il mio lavoro, che ultimamente… sta diventando pericoloso… - teneva gli occhi fissi sulla strada, quasi volesse evitare di guardarla.
- Deduco che non mi hai mai amata… sono stata un passatempo per te? – piangeva.
- Deduci quello che vuoi, se può servire a farti stare meglio!… La verità non è mai una sola… tu hai la tua… io ho la mia… -
Il più tetro silenzio li accompagnò per il resto del tragitto. Si salutarono appena davanti alla porta di casa di Juliette, poi Immanuel risalì sull’auto e ripartì velocemente.

- Ispettore che le succede? – chiese preoccupato un’agente, vedendo l’espressione sgomenta di Jordan.
- Non è niente… tra poco mi passerà… Avete controllato qual è il nome della vittima? -
Era una domanda inutile. Jordan conosceva benissimo la persona a cui apparteneva quel corpo inerte, saturo d’acqua, steso per terra ai suoi piedi. Ma quella era la prassi! Del resto, aveva bisogno di una conferma a ciò che i suoi occhi vedevano… Non poteva essere vero!
Il corpo sgozzato e sventrato di “Blaise Leroux” faceva impressione. Jordan non aveva la forza di guardarlo. Solo pochi giorni prima si erano sentiti per telefono. Blaise, ridendo, lo aveva informato che la scommessa l’aveva vinta lui: era così felice di essere riuscito ad ottenere quell’impossibile intervista… Poi era scomparso, e ora… ora lo avevano trovato che galleggiava sulla Senna, privo di vita.
Non c’erano dubbi che l’assassino fosse stato lo stesso del ragazzo, sul cui stavano indagando.
- “Il nostro amico…” – pensò Jordan – “sta accelerando i tempi… Per uccidere il ragazzo ci ha messo un mese… per consegnarci Blaise… soltanto sette giorni… Perché?” -
Il suo sguardo si fermò sul corpo coperto di Blaise. Egli sentì un brivido gelido corrergli lungo la spina dorsale; si voltò disgustato e si allontanò di qualche passo.
- Ispettore… abbiamo il nome della vittima… si tratta di un giornalista… «Blaise Leroux», del «Jour de France» ... -
- Sì, lo so!… - rispose Jordan amaro - Avete finito con i controlli? -
- Ancora qualche minuto… Quelli della scientifica sono lenti… -
- Cercate di far presto… Allontanate i curiosi e portate via il cadavere… tra poco le strade saranno affollate di gente… cerchiamo di evitar loro quest’orrido spettacolo… Ci vediamo al dipartimento… - Si allontanò velocemente per dirigersi verso la sua auto.
- “Mi spiace, Immanuel…” – pensò Jordan accendendo il motore – “…doverti disturbare alle sei del mattino… ma… non possiamo perdere altro tempo… Spero che tu abbia lo stomaco forte a sufficienza per vedere Blaise… ma soprattutto… che ciò ti aiuti a trovare… il nostro caro assassino…” - .

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