venerdì 24 dicembre 2010

" La Residenza del Diavolo " Capitolo I - Turbamento



Davanti al cinema c’è una folla di gente che aspetta la fine del film per poter entrare a sua volta a vedere “La Residenza del Diavolo”; Arianne la guarda attonita; i grandi ed espressivi occhi verdi della giovane donna passano da un viso all’altro, forse sperando di scorgere qualcuno che conoscono. Le piccole labbra si atteggiano in una smorfia di disappunto.
- “Lo sapevo…” – pensa – “…mi ha di nuovo dimenticata… Uffa!!!… E’ possibile che non posso mai contare su di lui?” -
- Arianne, vieni con noi, o vuoi restare lì e diventare una statua di ghiaccio? – l’interroga un’amica.
Arianne si volta verso chi l’ha chiamata, e quel gesto fa volare i morbidi capelli neri in avanti, incorniciandole il piccolo viso che, arrossato dal freddo, le dona l’aria di una quindicenne.
- Vengo!!! – risponde, infilandosi le mani nelle tasche del cappotto e muovendosi con passi leggeri e veloci verso il gruppo degli amici. Alza la testa e sorride.
Questa è l’ennesima volta che chiede a suo fratello di raggiungerla da qualche parte, per passare insieme la serata, e lui non si fa vivo.
- “A volte mi pare proprio che lo faccia apposta, a darmi buca!” – pensa fra se la ragazza – “Evidentemente le sue scartoffie sono più importanti di me… Io non lo capisco più… è così strano ultimamente…” -
- Cos’hai, Arianne? – interrompe i suoi pensieri l’amica – Non dirmi che aspetti ancora tuo fratello?-
- Proprio così, Juliette!… Speravo che stavolta… - non riesce a trattenere le lacrime. Si ferma improvvisamente, abbraccia Juliette, scoppia in singhiozzi.
- Su, non fare così!… Sono sicura che avrà avuto degli ottimi motivi, per non essere venuto… Non piangere!… Scommetto che lo troverai a casa… e magari, quando gli ricorderai dell’appuntamento… ti guarderà stupito e si dispiacerà di averlo dimenticato!… Arianne, per favore… non è possibile che tu ogni volta abbia la stessa reazione… è solo tuo fratello, mica il tuo fidanzato… Cavolo… hai ventidue anni e ancora piangi come una bambina… Ma ti sembra normale? … Non dimenticare che tuo fratello lavora, non può pensare a sciocchezze come questa… - cercava di tirarla su di morale, ma non era facile. Ormai erano parecchi mesi che questa situazione andava avanti. Certo era strano che Arianne fosse così attaccata al fratello, in modo quasi viscerale, come se volesse dominarne o dirigerne la vita. Eppure Arianne era una ragazza dolce, gentile… ma ultimamente c’era in lei qualcosa che non andava.
Dopo averla lasciata sfogare per un po’, Juliette le sollevò il mento per fissarla negli occhi e le disse: - Forse è meglio che ti diamo un passaggio fino a casa!… Così andrai a controllare cosa sta facendo il tuo amato fratello… Ok? –
Arianne non si fece ripetere la proposta, assentì con un cenno della testa e sorrise.
Gli amici protestarono un po’, poi, rendendosi conto che l’apprensione dell’amica avrebbe rovinato loro il Sabato Sera, accettarono di riaccompagnarla.

Come previsto da Juliette, Arianne trovò il fratello chiuso nella sua stanza, intento a lavorare.
Fu costretta a bussare più volte insistentemente per riuscire a farsi sentire. Infine il fratello fece girare la chiave nella serratura e Arianne, aprendo la porta della stanza del ragazzo, lo vide dirigersi stancamente verso il tavolo da lavoro.
- Ti sei dimenticato di me!… - esclama con disappunto - … All’uscita del cine non c’eri… e dire che me lo avevi promesso… “Non preoccuparti” hai detto, “Sarò lì fuori ad aspettarti”. Ed io, cretina, che ti credo ancora… Immanuel, mi stai ascoltando? -
- Sì, Arianne!… - risponde lui calmo; i suoi gesti sono flemmatici e spossati mentre si volge verso lei per osservarla. Anche il suo viso parla come i gesti: è pallido, i grandi occhi verdi sono cerchiati, e le labbra sottili sembrano alla ricerca di aria. Nondimeno continua a restare affascinante agli occhi della sorella, che si avvicina a lui e gli accarezza dolcemente i soffici e lunghi sul collo capelli neri; poi lo abbraccia forte.
- Scusami!… - continua lui - …Ho dimenticato la promessa… Ma avevo del lavoro da fare e…-
- Sì, ho capito!… Il tuo lavoro innanzi tutto, eppure… mi era sembrato di capire che dovessi prenderti una vacanza… o sbaglio? -
- Doveva essere così… ma… hanno per le mani un caso insolito, e pensano che il mio aiuto sia necessario… Dopo questo caso però… ci faremo una vacanza io e te… e per non essere rintracciabili non comunicheremo la destinazione… Va bene? -
- Dici sempre così, ma poi non ne fai niente… Ci crederò solo quando saremo lontano da Parigi… magari… che ne so?… in Malaysia… o nelle Antille! – rise lei.
Si era un po’ tranquillizzata, benché l’aspetto di Immanuel non fosse rassicurante.
- Facciamo una pausa?… - riprese lui - Così io mi riposo un po’, e tu mi racconti come hai passato la serata… Ti và? – si alzò lentamente dalla sedia e prendendo sottobraccio Arianne si avviò verso la cucina.
Mentre Immanuel si affaccendava davanti al frigorifero, per prepararsi un bicchiere di latte, Ariane controllava dentro il forno. C’era un piatto coperto. Notarlo la fece rattristare ulteriormente: non c’erano dubbi ormai sulla trascuratezza del fratello.
- Non hai ancora cenato!… - disse a bassa voce Arianne - Qui c’è ancora il piatto intatto come lo ha lasciato la mamma… Quando domattina lo vedrà, tormenterà papà come al solito perché t’imponga di andare da un medico… Non ti dispiace neanche un po’ che si preoccupino tanto per te? -
- Le avevo detto di non preparare niente… pensando che poi avrei dovuto raggiungerti al cinema e che avremmo passato insieme la serata… Ma… evidentemente lei aveva previsto che me ne sarei dimenticato… - rispose lui cercando di scusarsi. Poi le domandò - Tu hai già cenato? -
- No!… Sono uscita dal cine e mi sono fatta riaccompagnare! -
- Bene!… Allora puoi aiutarmi a mangiare quello che mamma mi ha preparato?… - Sorrisero.
Si sedettero a tavola l’uno di fronte all’altra, e mentre cenavano iniziarono a parlare; prima del lavoro di lui, ma egli dopo aver espresso la propria perplessità sul caso che stava seguendo, deviò la conversazione sul film che la sorella aveva visto.
- …Niente di veramente eccezionale… - rispose lei - …il solito filmetto dell’orrore, con tanto di riti, urla, ragazze cretine che anziché darsi da fare si abbandonano a svenimenti, pur di farsi toccare dal bello della situazione, e cavolate varie… molto sangue… Per dirti la verità, non ho fatto che ridere per tutto il film… tranne… beh, ecco… c’è stata una scena un po’… come dire?... bizzarra… però è riuscita per un attimo a mettermi dentro un’inspiegabile inquietudine… Certo che il regista, o lo scrittore che ha inventato questa storia, deve essere un tipo strano… -
- Perché?… - chiese Immanuel, non che gli interessasse sul serio del film, ma almeno, così, lei avrebbe parlato e, nella foga del discorso, non gli avrebbe fatto domande sul suo lavoro e non si sarebbe accorta che la sua brutta cera si stava accentuando. Non aveva modo di vedersi allo specchio, ma da come si sentiva in quel momento immaginava che il suo stato si stesse ripercuotendo (come sempre accadeva) sul suo aspetto. - Raccontami la scena… così posso almeno farmi un’idea di ciò che per te è stato tanto singolare… -
- Ti giuro… - rispose lei - …che non c’era niente di realmente sconcertante… forse… mi ha provocato quell’emozione perché ero preoccupata per te… o magari perché… Chissà a cosa stavo pensando… -
- Tu racconta!… Al perché ci penso io. – incalzò lui, lanciando un’occhiata furtiva alla porta chiusa della cucina; non voleva che i genitori li sentissero: pensava che stessero già riposando e il loro chiacchiericcio potesse disturbarli, ma dato che sembrava tutto a posto, dopo un rapido sguardo alla cucina, di design moderno, tornò a guardare la sorella esortandola a raccontare ciò che l’aveva turbata.
- Dunque… c’è questo tizio… una specie di “Signore delle Tenebre”… che, non so per quale motivo, e per la verità neanche quale modo ha trovato per chiamare “Satana” e fare un patto con lui… comunque, questo tizio deve fare dei sacrifici in nome di “Satana”… Ora, fra le tante scene del film… c’è questa del sacrificio… per fortuna, solo di uno… si vede il tizio che trascina un agnellino… poverino… è talmente piccolo che fa pena vederlo trascinato per le zampe in quel modo… Lo porta al centro di una grande sala, dove c’è un altare di pietra che è già sporco di sangue raggrumato, segno evidente che i sacrifici sono stati tanti, vi lega il povero agnellino con una catena e si appresta ad ucciderlo… ma… quando l’inquadratura torna sulla pietra, dopo aver fatto vedere il viso dell’uomo con il suo ghigno cattivo, l’agnello… non ho capito come… forse perché non ho seguito molto la trama… o forse ho perso qualche scena tra l’agnellino e la brutta faccia del tizio, e comunque non l’ho chiesto ai miei amici, altrimenti, sai la presa in giro!… Ad ogni modo… l’agnellino non c’era più!… Al suo posto c’è una ragazzina di quindici… al massimo diciotto anni… nuda, legata mani e piedi con una catena, supina, che lo guarda con occhi vitrei, sorride e aspetta che lui la colpisca… E quella specie di mostro umano… prima, con la punta del pugnale esplora il suo corpo… poi la sgozza… percui, vedi il sangue scivolare giù sul collo fino alla pietra… ma quell’idiota, ancora non è contento… alza il pugnale all’altezza delle sue spalle, e poi velocemente lo affonda nel ventre della malcapitata e da lì, con forza, le provoca un taglio profondo fino alla base del collo… e poi, con quelle sue manacce, allarga più che può la ferita… Dico io… ma che gusto ci prova a tormentarla anche dopo che l’ha ammazzata?… Fatto ciò… si abbassa su di lei è inizia a leccarle il sangue… come se ne avesse bisogno per vivere… Confesso… - concluse Arianne con amarezza - che la scena mi ha impensierito un po’… Non che fosse peggiore di quelle che ho visto in altri film horror… ma… ho pensato che… Abbiamo veramente un macabro senso del divertimento noi esseri umani!… se ci occorre vedere simili scene per passare il tempo… Non credi? -
Guardò il fratello alla ricerca di una parola affettuosa e confortevole, che riuscisse a calmarla, ma Immanuel aveva lo sguardo lontano, fisso in un punto indefinito del muro bianco dietro di lei.
- Immanuel, che ti succede?… Cos’hai? – riprese lei con apprensione.
Lui continuava a fissare il muro e a non rispondere. Mentre parlava, Arianne non si era accorta che il fratello già da un po’ aveva quell’espressione sul viso, ma ora che l’aveva vista, cominciava a preoccuparsi. Si alzò di scatto dalla sedia e, portandosi accanto a lui, lo scosse leggermente, poi decise di andare a chiamare i suoi genitori. Si era appena mossa che Immanuel le prese il braccio per fermarla.
- Tranquilla!… - le disse parlando a bassa voce - …Sto bene… adesso… Siediti, bevi un po’ d’ acqua… -
- Mi hai fatto prendere un colpo! – esclamò lei – Ma che ti è preso?… Perché non mi hai detto che stavi male?… - gli chiese, avvicinando il bicchiere alle labbra.
- Non è niente!… - rispose - …Ormai è passato… Lo sai che a volte mi capita di… dissociarmi dal mondo!… Non volevo spaventarti… Scusami!… -
- Non farlo mai più!… - rispose alterata - Se non eri interessato al film potevi dirmelo, non era necessario che mi lasciassi qui a parlare da sola… mentre tu andavi a perderti nei meandri del tuo mondo… Non è stata una cosa carina da parte tua. -
- …Ti sbagli!… Ti ascoltavo… ma poi… Beh, lasciamo perdere.. Come hai detto che si chiama… lo scrittore, o il regista di quel film? -
- Non l’ho detto!… Onestamente… non lo so… Perché vuoi saperlo? -
- Per curiosità… niente di più… Ma se non lo sai, non è importante!… Si è fatto tardi… sarà meglio andare a dormire… - concluse Immanuel alzandosi e andando a mettere i piatti e i bicchieri sporchi dentro il lavandino.
Arianne assentì con la testa, anche se lui non la stava guardando. Lo osservò per un attimo, e si accorse con stupore che fino a quel momento non si era resa conto di quanto suo fratello fosse diverso: aveva sempre i gesti gentili, sempre calmo, tranquillo, accondiscendente, sorridente, educato, ma… spesso era assente, non con il corpo, quanto con la mente. Certo, tutto quello che riguardava il suo lavoro era “Top Secret”, ma, chissà perché, lei era sicura che c’era qualcosa di strano in lui. Per quanto ne sapesse, da trentatre anni ormai era uguale a se stesso… ma da qualche mese, aveva la tendenza a isolarsi.
- Andiamo?… - disse Immanuel, voltandosi verso di lei e interrompendo il suo pensiero.
Lei sorrise; - “ Ma cosa vado a pensare?… Immanuel è sempre uguale… Sono io che sono strana ultimamente… vivo un deja-vu, ad ogni istante…”-
Il giovane ormai le era accanto. Lei gli diede un bacio sulla guancia, mettendosi in punta di piedi, e dopo averlo preso sottobraccio, insieme si avviarono alla porta, dove si separarono. Arianne spense la luce della cucina ed ognuno si avviò per la propria stanza.

Massimo Spada

domenica 29 agosto 2010

SMILE- Michael Jackson



Happy Birthday Michael!

venerdì 25 giugno 2010

Michael Jackson - Earth Song



Mennon Israim Gome Michael Jackson!
E' passato un anno ma per me è come se fossi morto oggi, ancora non ci credo che non sei più fra noi!

Michael Jackson - She's Out Of My Life




Spero che adesso ovunque tu sia, sei riuscito a trovare la pace che cercavi!
R.I.P THE REAL AND ONLY KING OF POP!!!!!

Michael Jackson - Stranger In Moscow



Oggi 25/06/2010 il mio pensiero vola a Michael Jackson! E' passato un anno dalla sua morte e ancora non ci credo, ci sono molte cose che si potrebbero dire per ricordarlo, ma al momento nessuna di esse si affaccia nella mia mente, nessuna parola che penso la ritengo giusta per ricordarlo!
Potrei parlare dell'artista che era e che è rimasto nel mio cuore, ma ogni parola mi sembra vana, percui lascerò che sia lui a parlare, con la sua voce, le splendide parole delle sue canzoni, quelle che amo tanto e che malgrado tutta la maldicenza del mondo, nessuno potrà portarmi via!
Mennon Israim gome Michael Jackson! Sei è resterai sempre il mio fratellino che non dimenticherò mai!
RIP magnifico " King Of The Pop ".

martedì 22 giugno 2010

mercoledì 31 marzo 2010

La Residenza del Diavolo





LA
RESIDENZA
DEL
DIAVOLO
di
Massimo Spada


Premessa

Chiedo scusa ai lettori, per i toni crudi di questa storia.
Non perché io mi vergogni di ciò che scrivo, anzi, la mia mente riesce a vedere e dire cose e frasi peggiori. Solo che a volte mi dimentico che un giorno, (spero presto), quello che ho scritto verrà letto da qualcuno. Io scrivo solo ed esclusivamente per me stesso, non cerco l’ approvazione di nessuno, percui, se siete persone dolci, affettuose e buone, non potrete apprezzare certamente la crudeltà e la cattiveria di questo manoscritto.
Non accusatemi di sadica crudeltà!
Il mondo in cui viviamo è corrotto e crudele. Anche se gli uomini si ostinano a trovare delle scuse a questo stato di cose, io, non ne trovo di plausibili: nessuna può essere accettata. Ad ogni modo, ognuno è libero di pensarla come meglio crede.
Tutta l’opera è di pura fantasia; non esistono prove che ciò di cui tratta sia vero. Non ho mai incontrato personaggi simili nella realtà, e del resto sarebbe impossibile per uno come me credere ai “Demoni”. Io sono “Ateo”, non accetto l’esistenza né di “Dio”, né del “Diavolo”.Queste sono creature fantastiche che le credenze e le paure degli uomini hanno alimentato nell’arco dei secoli, e così sarà per sempre, finché ci sarà l’uomo sulla terra, finché ci saranno la fantasia e la paura, finché il tempo non deciderà di fermarsi e la terra di esplodere.
La vicenda si svolge nel nostro tempo perché possa assumerne il fascino particolare, ma certo non mancheranno riferimenti al passato, seppur inventati, per dare quel sapore antico al quadro moderno da me dipinto, spero, con la stessa abilità e arte degli scrittori di cui ho letto ed ammirato tanto le opere.
Ma questo lo lascio giudicare a voi, amici miei. Mi auguro che siate onesti, quanto lo sono stato io con i miei predecessori.
Buona lettura… Buona paura!… o emozione.


13/11/2001
Massimo Spada




Prologo

“Satana”, seduto sul suo trono, guarda soddisfatto giungere i suoi nove “Re”, ed i prescelti che verranno mandati sulla terra per principiare l’opera di conquista del male.
Il primo dei suoi re, “Lucifero” (Il Portatore di Luce), è quasi giunto all’altare di pietra dove avverrà il rito sacrificale; dietro di lui, “Iblis” e “Qatesh”. Il principe “Iblis” (L’Insidioso), col suo sguardo triste e gli occhi colmi di lacrime, la sua bellezza pari a quella di “Lucifero”, sembra docile e indifeso ad un occhio inesperto.
“Satana” sa che non è così: ha scelto lui perché ne conosce le insidie.
La marchesa “Qatesh” (L’Amante Malefica) avanza accanto al principe, bellissima e sinuosa come non mai; il lungo vestito rosso, con due singolari scollature che lasciano scoperte le spalle bianche e perfette, e, lasciando intravedere i seni fiorenti, scendono sul piatto ventre fino all’ombelico, fino alla fine della spina dorsale, scende come una fascia sui fianchi e sulle lunghe cosce, visibili per gli esorbitanti spacchi sui lati.
Dietro di loro, disposti in due file parallele, gli altri otto “Re”: Belzebù (Il Signore delle Mosche), Asmodeo (Il Serpente), Astarotte (Il Menzognero), Belfagor (Il Sole Putrescente), Baal (Il Guerriero), Mefistofele (L’Astuto), Adramelek (Il Tristo Consigliere) e l’unica regina, Lilith (La Grande Madre).
Il resto della corte è sparso a destra e a sinistra del corteo centrale. Oggi è un giorno di festa per tutti loro.
Finalmente il corteo arriva all’altare di pietra posto ai piedi di “Satana”. “Lucifero” si prostra di fronte al suo Signore, poi volta le spalle per prendere posto davanti all’altare, rivolto alla corte. Quindi, con gesti solenni, riceve dalle mani di due suoi subalterni il primo dei sette agnelli sacrificali. Si volta nuovamente verso “Satana” ed innalza sopra la sua testa l’agnello. Resta così immobile, aspettando l’approvazione dell’Imperatore a continuare il rito; dopo un suo cenno d’assenso, si rivolge nuovamente ai due prescelti, depone sull’altare l’animale, ne lega le zampe con una catena e, preso il pugnale con l’elsa di osso umano, che serve per i sacrifici infernali, lo affonda lentamente nel ventre dell’agnello, squarciandolo fino al petto, poi ne allarga le parti per far uscire meglio il sangue, che scorre caldo sulla pietra fino a giungere alle sue estremità e stilla qualche goccia per terra.
“Satana” osserva senza battere ciglio: vuole accertarsi che i suoi prescelti siano adatti all’impresa che devono compiere.
Ma né “Iblis” né “Qatesh” sembrano vacillare, almeno non per ora.
“Lucifero” continua imperterrito a celebrare il rito. Dopo aver liberato l’altare dai resti dell’animale, passa al secondo agnello. La scena si ripete fino al settimo: ora la pietra è sommersa dal sangue.
“Lucifero”, con voce forte e chiara, guardando i due prescelti, continua il rito e declama:
- Cerchio di Fuoco!… Battesimo di Sangue!… Il settimo agnello è stato sgozzato… Il libro della vita mi si apre davanti e vedo città allagate dal sangue… Uomini che vendono i loro simili per niente… Madri che sgozzano i propri figli e ne bevono il sangue ancora caldo, per puro divertimento… La terra ci appartiene, siamo i padroni di tutto… E’ arrivato il tempo di popolare il mondo con la bellezza e la supremazia del Male… dominarlo con il terrore… Siete disposti a cominciare l’opera, e a portare a buon profitto il compito che vi è stato assegnato?… Ricordate che… Il male che gli uomini fanno non muore mai… Non dovete avere nessuna pietà per loro, poiché loro non ne avrebbero per voi, se scoprissero chi siete e da dove venite… Allora?… Rispondete al vostro Signore. -
- Non avremo nessuna pietà per quelle genti… Gli umani non sono come noi… Sono esseri impuri… inutili vite che esistono solo per essere torturate e spezzate… sono i nostri giocattoli, che distruggeremo quando ci saremo stancati di giocare… -
“Satana” sorride e guarda soddisfatto “Iblis” e “Qatesh” formulare il giuramento sull’altare satanico.
Partiranno dagli Inferi per insediarsi nel corpo di due bimbi umani e soggiornare sulla terra fino a che, al loro prossimo incontro, come esseri umani, inizieranno il rito previsto di sacrifici, lussuria e crudeltà che aprirà le nove porte dell’inferno, ubicate sulla terra, per permettere agli altri demoni di raggiungerla, per seminare il terrore, l’odio e la sete di sangue tra gli uomini.
“Satana” è contento di “Lucifero”, il primo dei suoi “Re”, a cui ha dato il compito di dirigere il rito. Questi, mentre ubbidisce al suo “Imperatore”, guarda serio “Iblis”, uno dei nove principi dell’Inferno, colui che spesso per l’aspetto bellissimo viene scambiato con “Lucifero”. Il re non ha dubbi che questi riuscirà a portare a termine l’impresa.
“Iblis” ha modi così dolci e piacevoli e saprà insegnare la “Dolcezza del Male e il Piacere del Delitto” agli uomini, a cui sono già propensi per natura. Del resto la sua compagna, “Qatesh”, la marchesa della corte di “Satana”, non sarà da meno: è una donna bellissima, dai lunghi e neri capelli fluttuanti, gli occhi verdi e furbi; il miele delle sue parole riesce ad instillare in chi lo beve il desiderio incontrollabile di diventare un Demone. Entrambi hanno tutte le carte in regola per portare a buon fine il compito che è stato affidato loro.
No ci sono dubbi: questa volta la terra sarà nelle mani di “Satana”, e “Dio” non potrà fare nulla per salvare quegli inetti umani che, tanto buoni a parole, sono sempre pronti a colpire chi stia loro accanto.
Un ghigno appare sul volto di “Satana”. Sa benissimo che questa volta l’inganno da lui ordito scuoterà ferocemente la terra. Gli uomini amano fare il “Male”, basta dar loro la spinta giusta e sgravarli dai rimorsi.
“Lucifero” continua il rito.
- Cosa vi chiede “Satana”, in cambio della fiducia che vi accorda e del favore che vi fa permettendovi di andare sulla terra e di rimanervi per un po’ di tempo? -
- Ci chiede di trascorrere i primi anni una vita normale. come esseri umani, finché non ci saremo rincontrati… Quando ciò sarà avvenuto, ci chiede di instillare il seme del male negli uomini di tutte le nazioni della terra, affinché si possano riaprire le nove porte infernali ed Egli possa regnare sovrano fra quegli agnelli sacrificali che aspettano solo di essere sgozzati! – rispondono all’unisono “Iblis” e “Qatesh”. I loro occhi mandano lampi rossi e sui loro volti si legge chiaramente il desiderio di sangue.
Ora anche “Lucifero” sorride soddisfatto, come il suo “Imperatore”.
Il tempo è giunto.
“Iblis” e “Qatesh” s’inginocchiano davanti all’altare, su cui l’ultimo agnello è stato appena sgozzato, ed insieme iniziano a leccare la pietra sporca di caldo sangue. Le loro belle labbra si colorano di porpora. Con le dita se ne ridisegnano i contorni. Poi, la loro attenzione si rivolge di nuovo all’altare, si inginocchiano e leccano il sangue con voluttà fino a che le loro bocche s’incontrano, ed ognuno inizia a lambire il viso sporco di sangue dell’altro.
- Basta così!!! – intima “Satana” – Ora dovete andare… Aspetterò il compimento della vostra missione… Non deludetemi! -
Sì, mio Signore! – è la risposta di entrambi.


* Si avvertono i lettori che questa è un opera di fantasia, ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale.

sabato 2 gennaio 2010

QUELL'UNO NELLO SPECCHIO



QUELL'UNO NELLO SPECCHIO
(Scritta da Michael Jackson)

Volevo cambiare il mondo, così un giorno mi alzai e mi guardai allo specchio.
-"Non c'è più tempo.
La terra sta soffrendo.
I bambini muoiono di fame.
Le nazioni sono divise dall'odio.
L'acqua e l’aria sono inquinate gravemente.
Fa’ qualcosa!”, mi disse l'immagine riflessa nello specchio.
Era tutto un caos, una tragedia, un disastro.
Anch’io la pensavo così.
Non ero forse terrorizzato anch’io, come lui, da tutto ciò?
Il pianeta continuava ad essere sfruttato e gettato via.
Mi venne il panico ad immaginare che alla vita terrestre poteva rimanere una sola generazione.
Non mi fu difficile trovare brava gente che, come me, voleva risolvere i problemi del pianeta.
Quando ascoltai le loro proposte, pensai, ‘C’è tanta buona volontà, qui, tanto interesse.
La notte, prima di andare a letto, l’immagine nello specchio aveva lo sguardo serio.
-“Si potrebbe fare veramente qualcosa”, mi disse, “se ognuno facesse la sua parte”.
Ma non tutti fanno la loro parte.
Alcuni la fanno, ma riusciremo a fermare la corrente?
Davvero il dolore, la fame, l’odio e l’inquinamento stavano per essere risolti?
Non bastava desiderare di cambiare il mondo per risolvere i problemi, lo sapevo.
Quando, il mattino dopo,mi alzai, l’immagine nello specchio sembrava confusa.
-“Forse non c’è speranza”, sospirò.
Il suo sguardo si fece ambiguo, poi sollevò le spalle. “Ma io e te sopravvivremo. Almeno noi stiamo bene”.
Mi sentii strano sentendolo parlare così.
Qui c’era qualcosa di molto sbagliato.
Mi venne un sospetto: e se quello nello specchio non fossi io?
Si sente separato da me.
Vede i problemi là fuori, ma non gli interessa se verranno risolti o no.
Lui continua per la sua strada.
Ma io non sono d’accordo, non sento quei problemi là fuori.
Li sento dentro di me.
Un bambino che piange in Etiopia, un gabbiano che si strugge immerso nel petrolio
un gorilla di montagna inseguito dai cacciatori
un giovane soldato che trema di paura sotto il rombo dei caccia
Non avvengono forse anche in me quando vedo e sento queste cose?
La volta successiva, quando guardai lo specchio, l’immagine stava sparendo.
Dopo tutto si trattava solo di un’immagine.
Era la figura di una persona sola, rinchiusa in un assemblato di pelle e ossa.
-“Davvero credevo fossi me?”, iniziai a chiedermi.
Io non sono così separato e spaventato.
Il dolore della vita mi tocca, ma la gioia della vita è molto più forte.
E basterà lei per guarire.
La vita cura la vita, e il meglio che possa fare per la terra è essere il suo figlio amoroso.
L’immagine nello specchio iniziò a vacillare.
Non aveva mai pensato all’amore.
Era molto più facile vedere i problemi, perché amore significa prima di tutto essere onesti con se stessi. Ahi!
-“Amico”, sospirai, “credi che qualsiasi problema possa essere risolto senza amore?”.
-“È forse l'amore più reale del dolore?”, chiese lui
-“Non ne sono sicuro. Ma può darsi. Scopriamolo!”, dissi.
Con un sorriso toccai lo specchio.
“Non dobbiamo essere più soli. Vuoi essere il mio compagno? Sento che sta per iniziare una danza. Vieni”.
L'immagine allo specchio sorrise timidamente.
Iniziava a capire che potevamo essere veri amici.
Potevamo essere più in pace, più amorevoli, più onesti con noi stessi.
Può questo cambiare il mondo?
Penso di sì, perché Madre Terra vuole la nostra felicità e vuole essere amata.
Ha bisogno di gente forte al suo fianco, il cui coraggio nasca dalla consapevolezza di essere una parte di lei, come un bambino ha il coraggio di camminare perché sa che sua madre è pronta a prenderlo.
Quando quell’immagine allo specchio ed io siamo pieni d'amore, non c'è spazio per la paura.
Quando eravamo spaventati e in preda al panico, non riuscivamo più ad amare questa nostra vita e la terra.
E ci separavamo.
E poi, come può qualcuno che è diviso correre in aiuto della terra?
La terra sta cercando di comunicarci i suoi bisogni, ma noi non l’ascoltiamo e finiamo per aver paura.
Una cosa so per certo: quando sono consapevole di essere figlio della terra, non mi sento solo.
Finché so che tutte le cose viventi sono in me, non ho bisogno di appigliarmi alla mia sopravvivenza.
I bambini e il loro dolore, i bambini e la loro gioia.
L’oceano rigonfio sotto il sole, l’oceano che piange petrolio nero.
Gli animali terrorizzati dalla caccia, gli animali che scoppiano di pura gioia di essere vivi.
Questo senso del mondo in me è ciò di cui ho bisogno.
Quello nello specchio ha ancora dei dubbi ogni tanto.
Così io cerco di essere amorevole con lui.
Ogni giorno tocco lo specchio e sussurro, “Oh, amico, sento la danza. Vuoi essere mio compagno? Dai”.

Malibu

Malibu

Memphis

Memphis
Personaggio creato da me in un'altra storia