sabato 29 gennaio 2011

" La Residenza del Diavolo " Capitolo IV - L'Intervista



- Professor Aryen… può dedicarmi un minuto del suo tempo? -
- In cosa posso esserle utile? – rispose Adam.
- Sono Blaise Leroux, del “Jour de France”... Da mesi, ormai… sto cercando di farle un’intervista per il giornale percui lavoro… ma, sembra che i suoi impegni siano talmente tanti… da impedirle di concedermene una. -
- Si!… Ricordo il suo nome… - cominciò Adam. Il tono della sua voce era cordiale, ma il fuoco che ardeva nei suoi occhi verdi tradiva il suo disappunto.
“Le Risorse della Mente”, il programma di cui era stato ospite per la seconda volta, era appena terminato, e lui, come la volta precedente, si apprestava a conversare con i tecnici dello studio prima di andare via.
Aveva avuto una giornata stressante e si sentiva stanco. Quel pomeriggio era volato, ma la serata, per lui, sarebbe stata ancora lunga. L’intervista non era nei suoi programmi, anzi, proprio quella mattina aveva detto alla signorina che lavorava nel suo studio che, se avesse telefonato quell’insistente giornalista, avrebbe dovuto dirgli che il professore non aveva intenzione di essere intervistato.
Evidentemente il giornalista, quel giorno, non aveva chiamato allo studio, perché sapeva che il professore sarebbe intervenuto al programma.
- La mia segretaria non l’ha informata, che non desidero rilasciare nessuna intervista? -
- Sì!… Ma io devo fare il mio lavoro… Cerchi di comprendere la mia posizione… se non gli porto questa intervista… il mio capo mi licenzierà… Non vorrà farmi perdere il lavoro perché le dispiace rispondere a qualche domanda?… Se non vuole farlo per me… pensi a mia moglie e ai miei bambini!… - supplicò Blaise.
Stava mentendo.
Lui non era sposato, e non lo era mai stato… Era uno scapolo di mezza età, felice di quella condizione di vita… Chiaramente non aveva figli… Che dire poi del licenziamento?… Come potevano licenziarlo, se non gli avevano mai commissionato quell’intervista?… Ma “Adam Aryen”, da un po’ di tempo, era la preda di tutti i giornalisti, proprio perché era restio a parlare di sé.
Di lui non si sapeva niente.
Era arrivato dal nulla, o quasi. La sua vita privata era un mistero. Eppure era un esponente piuttosto importante dell’ambito delle ricerche “Psichiche”, anche se mai compariva accanto ai suoi colleghi, nemmeno quando si trattava di ottenere fondi per la ricerca.
L’unico intervento lo stava facendo ora, alla TV, su quel programma.
Blaise si era informato con molte delle persone che in qualche modo gli dovevano qualcosa. Ed aveva scoperto che era molto preparato, quanto al suo lavoro. Nei laboratori di ricerca la sua parola era legge, persino i suoi colleghi aspettavano di sentire il suo parere, prima di divulgare una notizia.
Però, da quando un anno prima una delle “chiaroveggenti” – da lui aiutata a capire il proprio potere e ad accettarlo – aveva collaborato con la polizia di Londra, riuscendo a ritrovare una bambina scomparsa… era scattata la notizia.
La ragazza aveva fatto il suo nome, ne aveva parlato con tanto entusiasmo e devozione che tutti i giornalisti d’Europa volevano intervistarlo.
Adam guardò Blaise con disappunto dall’alto del suo metro e ottanta, per alcuni secondi, poi sorrise senza che l’espressione dei suoi occhi cambiasse, appoggiò le spalle al muro, e infilando la mano nella tasca destra della giacca del suo moderno completo nero, tirò fuori le sigarette: lentamente, sempre osservando Blaise, aprì il pacchetto e presa una “Black Death”; la portò alle labbra.
Il giornalista sostenne il suo sguardo con spavalderia, la quale vacillò quando il giovane fece scattare l’accendino.
Il Professore, dopo aver aspirato qualche boccata con calma studiata, infilando la mano libera dalla sigaretta nella tasca dei pantaloni, riprese - Dubito che lei possa perdere il suo posto di lavoro per una sciocchezza simile… d’altro canto… nell’incertezza che lei possa dire il vero… le concederò ciò che vuole… Le chiedo solo di essere breve… o altri impegni da rispettare! –
Non era possibile!
Aveva accettato di rilasciare un’intervista. Blaise Leroux era riuscito lì dove gli altri avevano fallito.
Sorrise benevolo! Un’espressine pulita… sincera, che lasciava intravedere i denti bianchi e che comprendeva anche lo sguardo… il nocciola di quegli occhi brillava di luce propria. Si passò una mano sui capelli già grigi sulle tempie, che gli davano un certo fascino. Non era certo un Adone. Il viso rotondo lasciava capire la sua natura bonaria… non molto alto e con un po’ di pancia, che malgrado gli sforzi non riusciva a far sparire… a causa anche dell’età. Ma era gioviale e simpatico.
Si accomodò su uno sgabello e si apprestò a cominciare con le domande.
Adam rimase nella medesima posizione, con la sua sigaretta tra le dita… le spalle appoggiate al muro. La mano nella tasca dei pantaloni che giocherellava con l’accendino, e un mezzo sorriso sulle labbra.
- Come mai ha scelto di studiare proprio “Parapsicologia”? – iniziò Blaise.
- Perché la mente umana è l’Incognita che più mi affascina. -
- C’è qualcuno nella sua famiglia che l’ha indirizzata verso questo ramo?… O, comunque, ci sono stati fenomeni di questo genere nella sua vita? -
- Per rispondere alla sua seconda domanda… le dirò che mia madre era una telecinetica… ma non è stata lei ad indirizzarmi… Grazie alle sue facoltà… riuscì nella sua vita soltanto ad instillare terrore nelle persone che le erano accanto… tanto da impaurire persino se stessa… non capì mai cos’era quella facoltà che possedeva… e cosa era in grado di fare… Non riuscì ad accertarla per quello che era. La paura la indusse alla follia e alla fine… si gettò nella Senna! -
- Mi spiace!… Io non sapevo… Non volevo riportarle alla mente fatti così spiacevoli… -
- Non si preoccupi… Ormai sono passati tanti anni… Non mi fa più impressione ricordare quest’avvenimento. -
- A quanti anni ha perso sua madre? -
- Avevo dodici anni quando si è suicidata!… - parlava con totale indifferenza.
Blaise si sentì disturbato da questo atteggiamento: non capiva a cosa fosse dovuto. Forse il Professore voleva darsi un contegno, data la sua posizione! Non poteva essere realmente indifferente alla morte della madre.
- E dopo, cosa avvenne?… Com’è continuata la sua vita? – chiese.
- Mio padre decise di portarmi in un college militare… Da bravo Colonnello… avrebbe voluto che diventassi un ufficiale… chiaramente: io non ero d’accordo… infatti, poco dopo i diciotto anni, lasciai il college con il mio bel diploma e mi iscrissi all’Università. -
- E fu allora che iniziò ad interessarsi di parapsicologia? -
- No! -
- Quando si accostò a questa materia? -
- Verso i quindici anni… Mio padre era venuto al college per una delle sue visite mensili… per la verità, erano stati i professori a invitarlo a venire… Io ero poco incline alle regole… loro si sentirono in dovere di avvertire mio padre che non avevo la stoffa del militare… e lui… punto sul vivo… mi rimproverò aspramente… Non si rese conto d’essersi lasciato sfuggire delle frasi sulla presunta follia di mia madre… attribuendone un pizzico anche a me… poi, al culmine della rabbia… mi rivelò che si era suicidata… Voleva che la disprezzassi… ma non ottenne alcun risultato… Quando lui se ne andò, mi recai in biblioteca… che sapevo essere fornitissima nel nostro college più che in ogni altro… Iniziai una ricerca sulla pazzia… in tutte le sue forme… gli atteggiamenti degli individui che ne sono colpiti… In base a come ricordavo mia madre… niente di quello che trovai scritto su quei libri mi spiegava i suoi comportamenti… anzi, i libri suggerivano il contrario. Mesi dopo, decisi di affrontare apertamente l’argomento con mio padre… Fortunatamente lo trovai più calmo. Mi spiegò – per quel che ne sapeva – quale fosse stata la situazione: “ La sorprendevo spesso… mentre spostava degli oggetti senza muoversi da dov’era… Piccoli oggetti intorno a sé… che voleva avvicinare o allontanare…”. Non seppe dirmi altro… ma accese maggiormente la mia curiosità. Così la mia lettura modificò presto. Il mio interesse si accentuò e in poco tempo – relativamente poco – avevo già letto tutto il materiale che c’era in biblioteca… non era molto, ma bastò a farmi prendere la decisone di studiare questi fenomeni… Volevo capire cosa aveva fatto scattare la follia nella mente debole di mia madre… La Paura, monsieur... è stata solo paura… -
- Dove ha studiato? -
- Qui a Parigi. Alla “Facoltà di Scienze dell’Ile Saint-Louis”… Non avrei mai abbandonato la mia amata Parigi! – esclamò con enfasi Adam.
- Non ha mai pensato che questi fenomeni possano essere… come dire?… controproducenti per chi li possiede… un esempio potrebbe essere la morte prematura di sua madre? -
- No!… Mia madre è morta perché ha vissuto le proprie anomale facoltà negativamente… anzi, le hanno fatto vivere negativamente quell’esperienza… E’ questo il motivo principale che mi ha spinto verso queste ricerche… Nei nostri laboratori, i “chiaroveggenti” vengono trattati come individui normali… insegniamo loro a vivere queste facoltà con tranquillità… ad accettarsi per quello che sono… senza rendere manifesta la natura di queste capacità alla gente che non comprende ancora. -
- Fino ad un anno fa è rimasto nell’ombra. Nessuno dei suoi colleghi aveva mai fatto il suo nome, e neppure menzionato il suo ruolo in questi studi: perché? -
- Come avrà potuto rendersi conto da sé… io non amo la pubblicità… preferisco lavorare e ottenere dei risultati… anziché parlare di esito ancora soltanto probabili… E non mi piace che qualcuno indaghi sulla mia vita privata… Spero… dopo oggi… che la curiosità di molti sia appagata… Non vorrei ritrovarmi altri giornalisti intorno… I miei colleghi non hanno mai fatto il mio nome perché sanno da sempre come la penso… Loro rispettano me, e viceversa. -
- Devo ritenermi fortunato per la disponibilità che mi sta dimostrando? -
- Sì! -
- Capisco! -
- Lo spero!… Anche se con voi giornalisti… non si può mai dire: “ Ha capito!”… -
- Perdoni la mia impertinenza!… E’ il mio lavoro!… C’è una persona particolarmente importante… nel sua vita? -
- Non ancora… Il mio lavoro mi ha impegnato troppo, percui non ho avuto il tempo di guardarmi intorno… Se ci fosse, comunque… non verrei certo a dirglielo. -
- Quando ha del tempo libero, come lo impiega? Quali sono i suoi hobbies? -
- Un solo hobby… monsieur... è più che sufficiente!… “ Collezione di Carte”! … Ogni tipo di carte da gioco… Sono attratto dal loro fascino… mi piace studiarne i semi e le figure… Dei “ Tarocchi”, in modo particolare. -
- Strano, come hobby!… Ciò mi porta a pensare che lei sappia leggere le carte… come fanno i cartomanti a cui la gente spesso si affida per sfuggire la realtà… E’ così? -
-Nient’affatto!… Io non credo che nelle carte si possa leggere il futuro… Mi affascinano… questo sì… quanto al resto… Menzogne!… Solo bugie!… -
- Allora… deduco che le piaccia giocare d’azzardo, giusto? -
- No!… Mi piace guardare gli altri giocare… studiare i loro volti durante le varie fasi del gioco, mentre vincono, perdono… bluffano… quando sono sicuri e viceversa… Il volto umano esprime molto… soprattutto quando gioca. -
- Mi sta dicendo che anche quando è libero di divertirsi… lei continua a lavorare? -
- Si potrebbe dire anche così… per me è un gioco… ma se lei preferisce chiamarlo lavoro… può farlo! – Adam rise della sorpresa di Blaise. Si accese un’altra sigaretta con noncuranza e guardò il giornalista attraverso il fumo.
Blaise tremò sotto quello sguardo che sembrava volesse incenerirlo.
- Cosa ne pensa del fatto che “Anne Delacroix” collabori con la polizia?… Eravate d’accordo sul fatto che fosse opportuno farlo?… Era anche previsto che Anne facesse il suo nome davanti alle telecamere? -
- Non sapevo che “Anne” stesse collaborando con la polizia di Londra… Sono stato avvertito della cosa due giorni dopo che lei era apparsa in TV… Alcuni colleghi l’hanno vista e… Per fortuna hanno deciso di informarmi!… In capo ad una settimana mi sono trovato a non poter rispondere al telefono… Ancora oggi, se mi azzardo a farlo all’altro capo trovo un giornalista che mi chiama per un’intervista… -
- Cosa ha provato quando ha saputo ciò che aveva fatto Anne? -
- Rabbia!… Un’incontenibile “Rabbia”! … Anne conosce perfettamente il mio pensiero in proposito… come tutti i miei collaboratori!… Si è lasciata travolgere dall’entusiasmo del momento… dimenticando la regola basilare della mia vita… e che le ho insegnato… -
- Cioè? -
- “Non coinvolgere mai i propri colleghi, o superiori… nelle proprie scelte di vita!”… Tempo fa mi aveva accennato che voleva usare la sua facoltà… a vantaggio della società, chiedendomi il permesso di fare il mio nome… Le risposi: “ Se c’è qualcosa che per te va bene… non significa che puoi trascinarti dietro tutto il nostro laboratorio!… Sii discreta e lasciaci lavorare nell’anonimato!”… In un attimo ha dimenticato le mie parole… o forse, ricordandole… ha pensato che intendessi il contrario… Così… eccomi coinvolto in una situazione che non mi è consona! -
- Come ha conosciuto Anne ? -
- Era una delle tante ragazze che veniva nel nostro laboratorio per imparare a sviluppare e controllare le proprie facoltà esp… Nel suo caso la “chiaroveggenza”!… E’ capitato spesso in quel periodo di ritrovarci a lavorare insieme… A volte era lei la “chiaroveggente” e io l’intervistatore, altre volte era il contrario… Non sto qui a spiegarle la dinamica che seguiamo nei nostri laboratori… il discorso è lungo… persino noioso… Presto mi accorsi che la sua capacità di concentrazione era forte… Avevo a portata di mano un elemento valido… decidemmo di impegnarci a fondo per far emergere la sua dote nascosta… Pensavo di avere in futuro una collaboratrice in più al mio fianco… Qualche mese dopo, arrivò piangendo al laboratorio… mi spiegò che i suoi dovevano trasferirsi per il lavoro del padre e lei doveva seguirli… Di lì a poco, il mio nome era sui giornali… Purtroppo! -
- Non ha mai pensato di collaborare con la polizia, come ha fatto Anne?… Se crede nelle facoltà che lei stesso possiede… come mai non si è fatto avanti? -
- Credo nelle mie possibilità!… Anzi, credo nelle facoltà che molta gente possiede… ma il mio lavoro consiste nell’aiutare i “chiaroveggenti” a convivere con questo potere!… Le mie ricerche non sono inutili… come lei o altri potete pensare… E poi… nessuno ha chiesto il mio aiuto! … Non vedo il motivo percui dovrei preoccuparmi… Evidentemente i nostri custodi della legge non hanno bisogno di chiaroveggenti… Loro sanno cosa fare! -
- Se chiedessero il suo aiuto, che farebbe? -
- Non so!… Ora, se mi vuole scusare… - concluse Adam - …Devo proprio interromperla… ho degli impegni da rispettare… -
- Avrei altre domande da porle… Se ora non può… possiamo fissare un incontro per continuare… -
- No!… Mi sembra di aver risposto abbastanza esaurientemente alle domande che mi ha fatto… Non penso ci sia altro di cui si possa parlare… Del resto, le avevo chiesto di essere breve… credo di averle concesso anche più del necessario… Non crede? -
- Si!… Ma… -
- Nessun “ma”!… Piacere di averla conosciuta… Spero di non rivederla in futuro… Bonsoir! -
Agilmente si spostò dal muro e, senza permettergli di aggiungere altro… “Adam Aryen”… si avviò verso l’uscita dello studio televisivo.

Massimo Spada

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