sabato 29 gennaio 2011

" La Residenza del Diavolo " Capitolo III - La Scomparsa di Arianne



- Sconvolgente! – esclamò Jordan, mentre, accendendo una Malboro, perdeva di vista la strada per un attimo.
Erano usciti dal cinema più di mezz’ora prima, entrambi perplessi. Senza dire una parola si erano avviati alla “Peugeot 106” di Jordan, cercando una risposta plausibile ai loro interrogativi.
Erano saliti in macchina senza nemmeno guardarsi, la tensione dei due era tangibile, ma ora Jordan aveva deciso di interrompere il silenzio. Con la coda dell’occhio lanciò uno sguardo verso Immanuel, che, seduto accanto a lui, sembrava stesse ancora riflettendo sul film.
- Effettivamente… - disse Jordan - …c’è una notevole somiglianza tra la scena del sacrificio… e l’omicidio… Ma… noi non abbiamo prove… per ora… che ci possano portare a pensare che le due cose siano davvero collegate… a meno che tu… -
- A meno che io… cosa? – chiese Immanuel stupito.
- Non so… Sei tu che hai detto di poter restringere il campo di ricerca… Francamente, a me sembra che tutto questo… ci conduca sempre più in un vicolo cieco… - l’espressione del suo viso era chiara. Immanuel vi poteva leggere distintamente la confusione. Non era una condizione piacevole per Jordan, certo, nessuno voleva trovarsi nella confusione mentale che li stava opprimendo, ma per Jordan era anche peggio. Per lui trovarsi in quello stato equivaleva ad una mezza sconfitta, e non era una cosa da poco, percui, dopo una pausa, continuò - Forse sono un po’ stupido, e non riesco a percepire l’aiuto che può recarci il film… Dopo aver controllato se il ragazzo faceva parte dell’equipe di attori, tecnici, truccatori e il resto… Dopo esserci accertati, se ha o non ha letto il libro… e ammettendo, per assurdo, che non abbia nulla a che vedere con tutto ciò… mi dici dove ci porta questa scoperta?… Forse potremmo accertarci dell’esistenza di un legame d’amicizia, o una conoscenza, con una delle persone che ha lavorato al film… metti che questo legame non ci sia… dovranno fare un sondaggio per scoprire chi ha letto il libro? … Con tutta la pubblicità fatta al film, l’avrà letto i tre quarti della Francia… per non parlare del resto… in questo modo, per me, il campo si allarga… non si restringe per nulla… -
- Forse!… Però questa situazione mi darebbe la possibilità… di entrare in contatto con molta gente… fra loro potrebbe esserci l’assassino. Non posso credere, di non riuscire a trovare neanche un indizio che possa aiutarmi… quello che abbiamo è troppo poco… il ragazzo era morto da giorni quando lo avete trovato… e comunque, io non l’ho neanche visto… Devo cercare un punto fermo per lavorare… Oppure, vuoi aspettare che questo pazzo ci regali un’altra vittima? … Farò di tutto perché ciò non accada… anche se… temo… che altre vittime ci saranno! -
Erano giunti a casa di Immanuel, Rue la Fayette. Dopo aver posteggiato, scesero dall’auto ed entrarono in casa. Quando si fu accertato che i suoi genitori non erano ancora rientrati, Immanuel tirò un sospiro di sollievo, quindi guidò il collega in camera sua dove continuarono la discussione ancora per un po’.
- Possibile! – sbottò infine l’ispettore Malin, dando un pugno sulla scrivania di Immanuel – E’ mai possibile che tu non abbia trovato nessun indizio… nessuna sensazione… tra gli elementi che abbiamo? -
- Niente! - rispose calmo l’uomo – Tutti gli elementi che abbiamo… sembrano… sembrano vuoti… Non riesco a sentire niente!… Se soltanto potessi conoscere in anticipo la prossima vittima… ma che dico… Non ho la certezza che ce ne saranno altre… Non puoi pretendere che io riesca ad entrare nel mondo dell’assassino… per ora è un mondo che non conosco… non riesco a capire il suo modo di ragionare, di vedere e di percepire quello che ha intorno… Ci sto provando… Ma è tutto ovattato… c’è nebbia in ognuna delle direzioni che ispeziono… Dovrei trovare un filo conduttore che possa guidarmi… ma potrei trovarlo solo se ci fossero altre vittime… in quel caso avrei più elementi… ma così… -
- Vorrei che questa fosse l’unica vittima! – riprese Jordan.
Stavano perdendo troppo tempo, lo sapeva. Presto questo stato di cose avrebbe loro regalato almeno un'altra vittima, e lui non sapeva dove rivolgere attenzione per parare il nuovo colpo.
- Ad ogni modo… - continuò stancamente - per questa sera sarà meglio che ci riposiamo… Domani vedrò di farti avere quello che hai chiesto… e speriamo, ci siano risultati… E’ tardi… ti lascio dormire e vado a casa… Buona notte! –
- Ti accompagno alla porta! – rispose Immanuel facendogli strada.

Nel pomeriggio del giorno seguente, Jordan piombò come un falco in casa Mistral. Lo sguardo trionfante nei suoi occhi verdi, fece intuire ad Immanuel, prima che questi proferisse motto, che qualcosa di positivo, tra quelle informazioni, aveva trovato.
- Avevi ragione! – esclamò Jordan sorridendo.
- Ottimo!… In che modo il ragazzo è collegato al film? -
- Come fai a dire che è di questo particolare che si tratta? – chiese Jordan sospettoso. La sicurezza del suo interlocutore lo lasciò interdetto.
- Era questo che stavamo cercando… O sbaglio? -
- No! Non sbagli… ma … - s’interruppe. Lui aveva ragione, era questo che cercavano, ma perché la sera prima l’amico pareva così insicuro? Perché aveva brancolato nel buio? Perché aveva detto che tutto era ovattato intorno a quel caso, mentre ora, sembrava così sicuro?
- Ma… Cosa? – chiese Immanuel.
- Niente!… - rispose, facendo spallucce. Dovevano risolvere quel caso al più presto. Quindi continuò - Hai ragione… il ragazzo è collegato al film… -
- Fammi vedere quelle carte! -
- Le carte possono dirti poco… Dicono solo che il ragazzo era presente durante le riprese del film… Ad ogni scena girata, lui era là… sul set… -
- E ti sembra poco? -
- Si! Se consideri che dopo aver saputo ciò… questa mattina… Ho fatto delle telefonate e ho saputo che il regista si trova ancora a Parigi… E’ all’Imperial, in Rue de la Victoire… e da quel che mi hanno detto, quando il ragazzo è scomparso la sua reazione è stata parecchio sconcertante. -
- Dobbiamo andare a trovarlo! -
- Già fatto!… E’ nella stanza numero ventisei… -
- Cosa ti ha detto? -
- Ha saputo della morte del ragazzo tramite il giornale… E ora è molto spaventato!… Dice che presto o tardi l’assassino lo cercherà… -
- Perché? -
- Non ha saputo spiegarmelo… E io non riesco a capirlo… Comunque, il ragazzo è andato da lui un paio di anni fa… Il regista era stato nella sua scuola, per fare delle lezioni sull’arte della regia… ho controllato, ed è vero… un paio di anni fa c’è stata nei licei questa ricerca di nuovi talenti, fra i ragazzi e le ragazze, sia nel campo della regia che della recitazione, narrativa, musica e il resto… Dopo qualche settimana, il nostro amico ha chiesto al regista se potevano passare un pomeriggio insieme… il motivo era che… essendo lui un regista di film horror, per predilezione… forse poteva capirlo meglio di altri. Il regista ha accettato, perché il ragazzo sembrava promettente in questo campo, e così la nostra vittima gli ha raccontato di un sacrificio… quello del film. L’uomo ha trovato la storia interessante, adatta ad un film, appunto… Il ragazzo gli ha quindi rivelato… che era un sogno che lo torturava da qualche anno, che sembrava molto vero, che temeva di morire in quel modo… Il regista gli ha risposto che erano stupide superstizioni, e per provarglielo ha costruito il suo film su questo sacrificio e gli ha permesso di assistere alle riprese… Così è stato! Ma prima che il film uscisse nelle sale il ragazzo è scomparso… e poi, è morto come temeva… Mi ha parlato di lui come di un ragazzo tranquillo… ma talmente impaurito, che a volte tremava senza che vi fosse una reale minaccia… Ripeteva spesso una frase: “Devo avvertirli che stanno arrivando… devo preparare il mondo all’orrore che li aspetta!”… Ma oltre ciò, non ha mai rivelato quello che la sua mente vedeva, o sapeva… Io ho pensato che fosse un visionario… ma intanto è morto… forse ucciso da coloro che voleva sfuggire… Ora è il regista a tremare di paura, penso sia meglio tenerlo d’occhio… prima che scompaia anche lui misteriosamente… Lo sto facendo sorvegliare. - Il trionfo nel suo sguardo era sparito; ora che aveva raccontato tutto a Immanuel sentiva che questo non era un grande risultato.
- Un sogno! – disse Immanuel pensieroso – Si tratta solo di un sogno… Ma i sogni non possono trasformarsi in realtà… a meno che, qualcuno non ne sia a conoscenza e decida di attuarli… Sai se altri sapevano del sogno del ragazzo? -
- Diciamo di sì… Il regista mi ha detto che era un tipo introverso e che, quando ha parlato con lui, gli ha detto di non aver mai rivelato a nessuno questo segreto, per paura… ma che adesso era venuto il tempo di mettere in guardia la gente. -
Un pesante silenzio accompagnò le ultime parole di Jordan, che finalmente si sedette sul letto di Immanuel, lasciando che il suo sguardo vagasse per la stanza; come al solito era disordinata: libri sulla scrivania, sul comodino e qualcuno anche sul letto, fogli appallottolati per terra vicino al cestino per la carta, anch’esso ricolmo, e poi, maglioni sulle sedie, scarpe sotto la scrivania; l’unico angolo ordinato era quello del computer, ma per il resto… il caos!
Infine, il suo sguardo si posò sul ragazzo. Immanuel era ancora in pigiama, lo sguardo totalmente vuoto, seduto a pochi centimetri di fronte a lui nella tipica posizione sua, con il petto appoggiato alla spalliera della sedia e le braccia conserte su questa.
Nella stanza c’era un caldo infernale, ma Immanuel sembrava non avvertirlo: era pallido, e quando lo aveva salutato, Jordan aveva sentito una mano gelida toccare la sua.
L’ispettore sapeva benissimo cosa significassero quello sguardo e quella posizione.
Immanuel stava sondando le immagini che la sua mente riusciva a percepire, sperando che le nuove informazioni spazzassero via le nubi che proteggevano l’assassino.
Restava immobile come una statua, per non distrarsi.
Generalmente Immanuel, quando lavorava, voleva restare solo, ma qualche volta – come in quel momento - Jordan aveva assistito.
A quest’ultimo, la vista di quegli occhi spenti aveva il potere di far salire il cuore in gola… Sentiva il sangue gelarglisi nelle vene. Ma non poteva interromperlo. In fondo Immanuel stava cercando di aiutarlo. Dopo qualche minuto, che a Jordan sembrò eterno, gli occhi di Immanuel tornarono vivi. Il sangue tornò a fluire nelle vene dell’ispettore, ma l’espressione del chiaroveggente non era serena.
- Niente! – disse Immanuel con voce grave. – Non riesco a vedere niente!… E’ avvolto da una barriera psichica che non riesco a penetrare… - si portò una mano all’altezza delle labbra, mentre un attacco di tosse lo scuoteva.
Jordan lo guardava attonito, non sapendo cosa fare; alcuni secondi dopo uscì dalla stanza. Tornò di lì a poco con un bicchiere d’acqua e la scatola dello sciroppo.
- Bevi! – disse – Tua madre mi ha detto che devi prendere questo sciroppo… altrimenti la tosse non passerà. -
Immanuel, obbediente, dopo aver versato un po’ di sciroppo nel misurino che era nella confezione, ingoiò il liquido verde e poi bevve avidamente l’acqua.
- Mi spiace!… - disse, quando si fu calmato - …Non volevo spaventarti… ma… a volte dimentico di non essere solo… -
- Tranquillo!… Del resto, è per noi che lavori! -
- …So bene che quando mi dissocio dal mondo reale… non sono uno spettacolo divertente… Ora più che in altre occasioni… Questo raffreddore non mi aiuta… -
- Dovresti curarti… Non puoi andare avanti così! -
- Lo so!… Ma ti prego, risparmiami… bastano mia madre e Arianne… a torturarmi con questa storia… -
- Già!… Ma dov’è tua sorella?… Oggi ancora non l’ho vista. -
- Dovrebbe essere ancora da Juliette, per quella ricerca… Strano, che non abbia ancora telefonato… Stamattina ha chiamato cinque volte per sapere come stavo… Mentre ora… Forse mia madre l’avrà rassicurata e non mi avrà avvertito delle telefonate successive… avrà pensato che stavamo lavorando e non ha voluto disturbarci… - ma le sue parole tradivano l’ansia. Suonarono strane anche a Jordan, che stava per dirgli qualcosa, quando si accorse che Immanuel aveva già preso la cornetta del telefono e stava componendo un numero.
- Buonasera! Casa Duval?… Sono Immanuel, il fratello di Arianne… mia sorella è ancora lì da voi? …A che ora è andata via?… Capisco… Grazie! Buonasera! – lentamente rimise la cornetta al suo posto e disse – E’ uscita stamattina insieme a Juliette per andare a lezione… ma quando Juliette è tornata a casa era sola… si sono separate davanti all’Università… ha detto che doveva tornare a casa per vedere come stavo… -
- Allora sarà nella sua camera ad aspettare che io vada via. – rispose Jordan non troppo convinto.
Immanuel non lo ascoltava, si precipitò fuori della stanza per andare a vedere se Arianne era rientrata.
Con terrore scoprì che la ragazza non c’era.

L’attesa fu snervante.
Quando giunse l’ora di cena, Arianne non era ancora rientrata. La madre, - preoccupata e ignara della chiamata che suo figlio aveva fatto a casa Duval - suggerì di telefonare a Juliette per sapere se sua figlia avesse intenzione di passare un’altra notte da loro.
Immanuel la prevenne, informandola che la sorella aveva lasciato l’amica nel primo pomeriggio per tornare a casa.
Cominciarono ad aspettare. Perfino Jordan era rimasto ad accertarsi che Arianne tornasse. A mezzanotte, di lei ancora non si sapeva nulla.
La madre andò in camera sua a piangere. Il padre si sedette in salotto ad aspettare il ritorno della figlia, dicendo che questa volta meritava una punizione.
- …Quella ragazza non si rende conto di quanto siamo in pensiero… - diceva l’uomo, più impaurito che incollerito. - …Ma questa volta… appena torna… mi sentirà… Ormai è grande, certe cose dovrebbe capirle… -
Immanuel e Jordan erano seduti nelle poltrone del salotto, uno di fronte all’altro; l’uomo era invece seduto sul divano.
Il portacenere sul tavolino basso era pieno dei mozziconi delle sigarette che Jordan aveva fumato.
La notte passò lenta e oppressiva. Quando infine giunse l’alba, Immanuel si alzò dalla poltrona e andò in cucina a fare il caffè, aspettando che l’orologio battesse le otto per telefonare a Juliette e sapere se Arianne era tornata da loro.
Le otto! Immanuel si precipitò al telefono e rifece il numero di Juliette.
La ragazza rispose che si erano separate davanti all’Università, e da allora non l’aveva più né vista né sentita.
Scomparsa! Arianne era scomparsa senza lasciare traccia.
- Vado al Dipartimento per organizzare le ricerche… - disse Jordan, sempre più preoccupato.
- Ho l’impressione che il nostro assassino ci abbia regalato un’altra vittima!… - esclamò Immanuel guardando il collega.
- Ma cosa vai a pensare? – domandò Jordan ostentando calma, una calma che non provava, per cercare di tirargli su il morale.
L’ispettore non aveva pensato a quella ipotesi… ma ora che Immanuel l’aveva formulata… Forse il ragazzo riusciva a sentire dov’era Arianne… Forse le sue intuizioni lo portavano a pensare che l’assassino si stesse muovendo… No!… Era impossibile che in tutta Parigi andasse a scegliere proprio Arianne…
Preferì non confermare i sospetti dell’amico. Li riteneva assurdi. Dovevano stare calmi.
Soprattutto Immanuel doveva mantenere una certa serenità!… Non sarebbe stato facile: era scomparsa sua sorella.
Jordan guardò per qualche secondo Immanuel, indeciso se continuare a parlare o meno; decise di no. Con passi veloci si avviò verso l’uscita.
Immanuel, dopo aver preso dalla stanza di Arianne qualcosa che potesse metterlo in contatto con lei, si chiuse nella sua camera.
Si sedette sulla sedia accanto alla scrivania, nella posizione da lui tanto amata, e tenendo in mano un golfino grigio-perla della sorella, iniziò la sua ricerca.

Massimo Spada

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