IL primo scopo di questo blog e di pubblicizzare i miei romanzi. E farmi conoscere nel mondo in quanto scrittore. E come individuo. Il resto verrà da se. Massimo Spada
venerdì 16 dicembre 2011
" La Residenza del Diavolo " Capitolo V - Impressioni
- “E’ fatta!” – esclamò soddisfatto Blaise fra sé e sé.
Stava rivedendo l’intervista rilasciatagli da Adam la sera prima. Purtroppo non era arrivato in tempo a farla pubblicare con l’edizione di quella mattina. Percui, non si era affrettato a controllarla. Lo stava facendo adesso, prima di passarla giù, nella sala stampa.
- “Finalmente sono riuscito a far parlare quel “Figlio di Puttana”… Lo avevo detto a Diane… “Non scommettere con chi mette scommessa. Sono sicuro di vincere!”… Non ha voluto ascoltarmi… E’ buona!… E’ maledettamente buona, quest’intervista… Sì! … Mi è costata un mare di soldi in telefonate… beh, insomma… proprio un mare forse no… però quel “Bastardo” mi ha fatto penare… ma alla fine… Quando lo dirò a Jordan si mangerà le mani… Poco male!… Jordan mi deve una cena… Diane un pranzo… Le scommesse si pagano!… Evidentemente il professore non possiede la facoltà di leggere il pensiero… per un momento… quando mi ha detto che non credeva affatto che potessi rimanere disoccupato… ho temuto che fosse in grado di farlo… Tra qualche mese ritornerò alla carica… non rifiuterà di lasciarsi intervistare una seconda volta… Sono convinto che c’è ancora molto da scoprire, su di lui… E’ un “Maledetto”!… Certo è furbo!… Io non sono da meno!… Non me la dà a bere… con quella sua aria distaccata… come se fosse una specie di “Dio”… pensa davvero di smontarmi… Poverino!… Non sa quanto si sbaglia… E’ buona… non perfetta, ma buona…” -
- Oggi mi sembri particolarmente allegro, Blaise!… Come mai? – La vivacità della voce di Diane fece sussultare Blaise, riportandolo alla realtà.
- Hai ragione “Bellezza”!… - esclamò l’uomo sempre più lieto, facendo un rapido movimento con le gambe per far ruotare la sedia girevole della sua scrivania verso la ragazza, ed osservandola aggiunse - “Sono felice”… di più… “Esaltato”!… Non puoi neanche immaginare fino a che punto… -
- Accidenti!… Si vede… Sprizzi soddisfazione ad ogni gesto… A cosa è dovuto ciò? -
- Leggi!… - riprese Blaise mostrando a Diane l’articolo.
Le mani dell’uomo tremavano per l’eccitazione. Sembrava un bimbo che ha appena ricevuto il regalo più ambito!
Diane guardava il collega stupita. I grandi e penetranti occhi verdi della ragazza indugiarono un po’ sui fogli dattiloscritti, infine, con gesto veloce ma elegante, lei li prese e cominciò a leggere.
Mentre scorreva le righe un lieve sorriso apparve sulle sue belle labbra. Le lunghe ciglia nere davano un’espressione esotica al viso perfettamente ovale. I lunghi e neri capelli scendevano morbidi sulla schiena, mentre alcune ciocche incorniciavano il viso, adagiandosi sul seno fiorente. Il rosso maglione sagomato evidenziava la vita stretta, e i jeans neri attillati lasciavano poco all’immaginazione, facendo risaltare i fianchi e le lunghe cosce affusolate.
Blaise era sempre stato succube del fascino e della sensualità che emanavano da Diane. La sua pelle bronzea e le sue curve armoniche accendevano i suoi sensi, come se mai avesse provato una tale passione.
Diane lo sapeva: l’uomo le aveva sempre detto che se solo lui avesse avuto quindici, vent’anni di meno, sarebbe stata una preda che non si sarebbe lasciato sfuggire.
Lei sorrideva lusingata. Blaise era un uomo simpatico, ma non era il tipo di compagno che avrebbe immaginato al suo fianco. Diane voleva godersi la sua gioventù e avvenenza. Trent’anni erano pochi per impegnarsi seriamente.
- Congratulazioni!… - esclamò affettuosamente - …Ti devo un pranzo… Come ci sei riuscito? -
- Sfruttando la bravura che mi distingue dagli altri… un po’ di furbizia, che ho accumulato negli anni… e… molto inganno… - rise Blaise.
Diane era per lui un’allieva a cui insegnare i trucchi del mestiere. La ragazza lavorava al giornale da quattro anni, dimostrandosi un valido elemento, e Blaise – essendo uno tra i giornalisti più anziani ed autorevoli del quotidiano – aveva cercato di affidarle articoli da prima pagina, permettendole di farsi strada. Aveva puntato bene le sue fiches. Diane aveva ormai raggiunto la vetta.
Dopo averla tenuta un po’ in sospeso, le raccontò come aveva fatto e ciò che aveva detto per indurre il professore a parlare.
Ne risero.
Poi Diane lo invitò a pranzo.
- Prima però… - concluse Blaise - devo finire di controllare l’intervista… Mentre andiamo via la lasciamo giù in stampa… così domattina i francesi, prima di recarsi al lavoro… la leggeranno… -
- Bien sur!… Sbrigati… io ho fame… Comunque… - continuò Diane perplessa - …E’ strano che ti abbia rilasciato questa intervista… secondo me, l’ha fatto deliberatamente… Forse il nostro amico non è realmente restio al contatto con il pubblico… Il suo atteggiamento è tutto studiato… -
- Perché pensi che sia studiato? -
- Non ti sembra insolito che un tipo come lui… dopo averti fatto telefonare tante volte… appena ti vede, parla così… così liberamente dei fatti suoi?… Per me c’è sotto qualcosa… Si è lasciato convincere troppo presto… come se si aspettasse che tu fossi lì… -
In silenzio, Blaise guardò i fogli che aveva fra le mani. Rifletté per un istante sulle parole della giovane collega. Alzò lentamente lo sguardo nocciola su Diane, spostandolo quasi subito sulla prospettiva della sala.
Intorno a lui decine di scrivanie languiscono, aspettando il ritorno dei giornalisti che le occupano, allontanatisi per la pausa pranzo o per andare a cercare un nuovo scoop. I telefoni squillano fastidiosi e incessanti. I neon sono già tutti accesi. Si è ancora in pieno inverno e le giornate sono cupe, la luce solare che entra dalle grandi vetrate è fievole persino nelle mattinate. La luce artificiale domina incontrastata.
Le nuvole sono nere e minacciano l’arrivo di un temporale. Febbraio è già alla seconda decade, ma fa sentire ancora la sua egemonia.
- Forse hai ragione, Diane… - riprese pensoso Blaise - Hai proprio ragione… Il nostro caro professore deve avere qualcosa in mente… Non capisco perché abbia atteso tanto… ma forse anche l’attesa fa parte del suo piano… Che ne dici? -
- Dico che ho fame!… - esclamò Diane - Perché non andiamo a mangiare qualcosa… mentre ci dilunghiamo sull’argomento? -
- Va bene!… - rispose Blaise.
Infilò la giacca di lana grigia, prese i fogli dell’intervista e insieme alla collega, che aveva già indossato il lungo capotto nero, si diresse verso l’uscita della sala.
I tacchi di Diane echeggiavano, malgrado il suono costante dei telefoni. Blaise amava sentire il suono del passo veloce di lei. Infine arrivarono davanti all’ascensore.
- Secondo te… - riprese Blaise - …sta cercando di ampliare le conoscenze della gente, sensibilizzandola alle facoltà dei “chiaroveggenti”… oppure, sta cercando nuovi fondi per le sue ricerche? -
Le porte dell’ascensore si aprirono. I due entrarono e Blaise premette il pulsante che li avrebbe fatti discendere in sala stampa.
Diane continuava a tacere… forse stava riflettendo sulla domanda che l’uomo aveva appena formulata. Il silenzio continuò fino a che non furono fuori in strada. Diane aveva atteso davanti all’ascensore che lui tornasse dalla sala stampa.
Ora erano fuori.
- Non hai ancora trovato una risposta per me? – chiese Blaise dolcemente.
- Onestamente: no!… Non credo che stia procacciando fondi per le ricerche… da come parla… non penso nemmeno che gl’importi molto quello che la gente pensa delle facoltà dei suoi protetti… Non saprei dirti cosa sta cercando di fare… ma il suo atteggiamento… per me, è sospetto!… Per restare in tema, puoi chiamarlo “Sesto Senso”… Francamente… devo dire che non mi fido molto… - concluse la ragazza entrando nel ristorante “Le Boccador”. Come al solito era affollatissimo… tutti i loro colleghi, o quasi, pranzavano lì.
- Mi stai dicendo… anzi… vuoi farmi intuire che è un poco di buono? Tu pensi che stia ingannando tutti… persino i suoi colleghi? -
- Io non ho detto questo!… Solo… beh!… A me sembra strano, che dopo averti fatto penare per mesi, appena ti vede… Tac!… L’intervista è servita! -
- Jordan mi ha assicurato che è pulito… dal punto di vista legale! -
- Chi è Jordan?… Il tuo amico ispettore? -
- Sì!… Gli avevo chiesto di controllare se nei loro schedari risultava qualcosa a suo carico… Ma lui mi ha detto che è tutto in regola… Percui… non capisco… forse anche tu sei una “chiaroveggente” e non me l’hai mai detto? -
- Non dire sciocchezze!… Io sono una giornalista… realista… queste favole non sono per me… quattro anni dovrebbero esserti bastati per capirlo… -
- Ma queste non sono favole… Esistono persone con delle facoltà particolari… -
- Blaise, per favore… non prendermi in giro… -
- Ti giuro che è vero!… Al Dipartimento di polizia dove lavora Jordan… c’è un “chiaroveggente” che li aiuta… collabora con loro da dieci anni, ormai… Ora non ricordo come si chiama… anzi… forse Jordan non mi ha mai detto il suo nome… Non vuole che gli rompa le scatole… Però esiste… La prossima volta che lo vedo gli chiedo di farmelo conoscere… No!… Appena ha un attimo libero e mi chiama te lo faccio sapere… così vieni anche tu con noi e gli domandi… -
- Non mi dire!… - rise Diane - Un Dipartimento di polizia è alla mercé di un millantatore… questa è buona!… Se il tuo amico dà credito a certe cose… presto perderà il lavoro… -
- Non sono d’accordo!… Due anni fa, “non so se ricordi quel caso”, quando quella squadra di piccoli Boy-Scout si perse nel “Bois de l’Epers”, nella “Forest de Rambouillet”… perché si erano distaccati dagli altri… Dopo averli cercati per giorni… le guardie forestali dissero che se i bambini erano nascosti in uno dei punti più oscuri del bosco, sarebbe stato impossibile trovarli… sarebbero potuti morire prima che si riuscisse a scoprire il luogo dove si erano persi… Solo Jordan pensò al “chiaroveggente” che collaborava con loro… e grazie a lui… o lei… francamente non so di che sesso sia… riuscirono a scoprire il punto esatto… I bambini non erano in perfette condizioni fisiche… ma erano ancora vivi… Lo rammento bene… perché fu uno dei miei migliori scoop!… -
- Sì, mi ricordo… mi portasti con te a tutte le interviste… ma… è stata solo fortuna, la sua… non puoi credere a queste cose! -
- Io ci credo!… Tu, fa come vuoi… Ora torno al giornale… prima che quelli della sala stampa mi distruggano l’articolo… Vieni? – concluse Blaise irritato.
- No!… Devo fare un servizio… anzi sono già in ritardo… ci vediamo dopo! -
- Ok! -
Blaise rimise la giacca e si diresse verso l’uscita, seguito dallo sguardo pensieroso di Diane.
Quando quella sera Blaise tornò nel suo appartamento, era stanco e perplesso… Malgrado la sua ultima vittoria fosse stata palese… qualcosa gli diceva che in quell’intervista mancava un dettaglio. Non sapeva cosa esattamente… ma c’era una lacuna.
Aveva forse dimenticato di fare qualche domanda importante?
- “Sicuramente nei prossimi giorni… mi tornerà in mente… sarà un particolare minimo…” – si disse, aprendo la porta di casa.
Entrò nell’ingresso nel buio più totale, con la mano cercò l’interruttore della luce… fece pressione col dito per accenderla… Niente!
- Cazzo! – esclamò – Ci mancava solo questa!… Odio muovermi al buio… e questa cazzo di lampadina si fulmina sempre… Sembra proprio che lo faccia apposta… -
Una gelida risata accompagnò le sue ultime parole.
Blaise agghiacciò dalla paura.
- Chi c’è? – gridò.
Silenzio!
Oscuro e spettrale silenzio.
- Chi sei?… - continuò Blaise, spostandosi lentamente per cercare di arrivare al lume nel corridoio e accenderlo - …Cosa vuoi da me?… Se cerchi soldi, non ne troverai… sono in banca… Se vuoi parlare, fallo!… Ti ascolto… -
Di nuovo la risata gelida. Questa volta era vicinissima a lui… Blaise sentì l’alito caldo e inquietante sul suo collo.
Prima di rendersene conto, una mano ferma aveva già premuto un fazzoletto cosparso di cloroformio sulla sua bocca.
In pochi istanti, Blaise era in deliquio.
sabato 29 gennaio 2011
" La Residenza del Diavolo " Capitolo IV - L'Intervista
- Professor Aryen… può dedicarmi un minuto del suo tempo? -
- In cosa posso esserle utile? – rispose Adam.
- Sono Blaise Leroux, del “Jour de France”... Da mesi, ormai… sto cercando di farle un’intervista per il giornale percui lavoro… ma, sembra che i suoi impegni siano talmente tanti… da impedirle di concedermene una. -
- Si!… Ricordo il suo nome… - cominciò Adam. Il tono della sua voce era cordiale, ma il fuoco che ardeva nei suoi occhi verdi tradiva il suo disappunto.
“Le Risorse della Mente”, il programma di cui era stato ospite per la seconda volta, era appena terminato, e lui, come la volta precedente, si apprestava a conversare con i tecnici dello studio prima di andare via.
Aveva avuto una giornata stressante e si sentiva stanco. Quel pomeriggio era volato, ma la serata, per lui, sarebbe stata ancora lunga. L’intervista non era nei suoi programmi, anzi, proprio quella mattina aveva detto alla signorina che lavorava nel suo studio che, se avesse telefonato quell’insistente giornalista, avrebbe dovuto dirgli che il professore non aveva intenzione di essere intervistato.
Evidentemente il giornalista, quel giorno, non aveva chiamato allo studio, perché sapeva che il professore sarebbe intervenuto al programma.
- La mia segretaria non l’ha informata, che non desidero rilasciare nessuna intervista? -
- Sì!… Ma io devo fare il mio lavoro… Cerchi di comprendere la mia posizione… se non gli porto questa intervista… il mio capo mi licenzierà… Non vorrà farmi perdere il lavoro perché le dispiace rispondere a qualche domanda?… Se non vuole farlo per me… pensi a mia moglie e ai miei bambini!… - supplicò Blaise.
Stava mentendo.
Lui non era sposato, e non lo era mai stato… Era uno scapolo di mezza età, felice di quella condizione di vita… Chiaramente non aveva figli… Che dire poi del licenziamento?… Come potevano licenziarlo, se non gli avevano mai commissionato quell’intervista?… Ma “Adam Aryen”, da un po’ di tempo, era la preda di tutti i giornalisti, proprio perché era restio a parlare di sé.
Di lui non si sapeva niente.
Era arrivato dal nulla, o quasi. La sua vita privata era un mistero. Eppure era un esponente piuttosto importante dell’ambito delle ricerche “Psichiche”, anche se mai compariva accanto ai suoi colleghi, nemmeno quando si trattava di ottenere fondi per la ricerca.
L’unico intervento lo stava facendo ora, alla TV, su quel programma.
Blaise si era informato con molte delle persone che in qualche modo gli dovevano qualcosa. Ed aveva scoperto che era molto preparato, quanto al suo lavoro. Nei laboratori di ricerca la sua parola era legge, persino i suoi colleghi aspettavano di sentire il suo parere, prima di divulgare una notizia.
Però, da quando un anno prima una delle “chiaroveggenti” – da lui aiutata a capire il proprio potere e ad accettarlo – aveva collaborato con la polizia di Londra, riuscendo a ritrovare una bambina scomparsa… era scattata la notizia.
La ragazza aveva fatto il suo nome, ne aveva parlato con tanto entusiasmo e devozione che tutti i giornalisti d’Europa volevano intervistarlo.
Adam guardò Blaise con disappunto dall’alto del suo metro e ottanta, per alcuni secondi, poi sorrise senza che l’espressione dei suoi occhi cambiasse, appoggiò le spalle al muro, e infilando la mano nella tasca destra della giacca del suo moderno completo nero, tirò fuori le sigarette: lentamente, sempre osservando Blaise, aprì il pacchetto e presa una “Black Death”; la portò alle labbra.
Il giornalista sostenne il suo sguardo con spavalderia, la quale vacillò quando il giovane fece scattare l’accendino.
Il Professore, dopo aver aspirato qualche boccata con calma studiata, infilando la mano libera dalla sigaretta nella tasca dei pantaloni, riprese - Dubito che lei possa perdere il suo posto di lavoro per una sciocchezza simile… d’altro canto… nell’incertezza che lei possa dire il vero… le concederò ciò che vuole… Le chiedo solo di essere breve… o altri impegni da rispettare! –
Non era possibile!
Aveva accettato di rilasciare un’intervista. Blaise Leroux era riuscito lì dove gli altri avevano fallito.
Sorrise benevolo! Un’espressine pulita… sincera, che lasciava intravedere i denti bianchi e che comprendeva anche lo sguardo… il nocciola di quegli occhi brillava di luce propria. Si passò una mano sui capelli già grigi sulle tempie, che gli davano un certo fascino. Non era certo un Adone. Il viso rotondo lasciava capire la sua natura bonaria… non molto alto e con un po’ di pancia, che malgrado gli sforzi non riusciva a far sparire… a causa anche dell’età. Ma era gioviale e simpatico.
Si accomodò su uno sgabello e si apprestò a cominciare con le domande.
Adam rimase nella medesima posizione, con la sua sigaretta tra le dita… le spalle appoggiate al muro. La mano nella tasca dei pantaloni che giocherellava con l’accendino, e un mezzo sorriso sulle labbra.
- Come mai ha scelto di studiare proprio “Parapsicologia”? – iniziò Blaise.
- Perché la mente umana è l’Incognita che più mi affascina. -
- C’è qualcuno nella sua famiglia che l’ha indirizzata verso questo ramo?… O, comunque, ci sono stati fenomeni di questo genere nella sua vita? -
- Per rispondere alla sua seconda domanda… le dirò che mia madre era una telecinetica… ma non è stata lei ad indirizzarmi… Grazie alle sue facoltà… riuscì nella sua vita soltanto ad instillare terrore nelle persone che le erano accanto… tanto da impaurire persino se stessa… non capì mai cos’era quella facoltà che possedeva… e cosa era in grado di fare… Non riuscì ad accertarla per quello che era. La paura la indusse alla follia e alla fine… si gettò nella Senna! -
- Mi spiace!… Io non sapevo… Non volevo riportarle alla mente fatti così spiacevoli… -
- Non si preoccupi… Ormai sono passati tanti anni… Non mi fa più impressione ricordare quest’avvenimento. -
- A quanti anni ha perso sua madre? -
- Avevo dodici anni quando si è suicidata!… - parlava con totale indifferenza.
Blaise si sentì disturbato da questo atteggiamento: non capiva a cosa fosse dovuto. Forse il Professore voleva darsi un contegno, data la sua posizione! Non poteva essere realmente indifferente alla morte della madre.
- E dopo, cosa avvenne?… Com’è continuata la sua vita? – chiese.
- Mio padre decise di portarmi in un college militare… Da bravo Colonnello… avrebbe voluto che diventassi un ufficiale… chiaramente: io non ero d’accordo… infatti, poco dopo i diciotto anni, lasciai il college con il mio bel diploma e mi iscrissi all’Università. -
- E fu allora che iniziò ad interessarsi di parapsicologia? -
- No! -
- Quando si accostò a questa materia? -
- Verso i quindici anni… Mio padre era venuto al college per una delle sue visite mensili… per la verità, erano stati i professori a invitarlo a venire… Io ero poco incline alle regole… loro si sentirono in dovere di avvertire mio padre che non avevo la stoffa del militare… e lui… punto sul vivo… mi rimproverò aspramente… Non si rese conto d’essersi lasciato sfuggire delle frasi sulla presunta follia di mia madre… attribuendone un pizzico anche a me… poi, al culmine della rabbia… mi rivelò che si era suicidata… Voleva che la disprezzassi… ma non ottenne alcun risultato… Quando lui se ne andò, mi recai in biblioteca… che sapevo essere fornitissima nel nostro college più che in ogni altro… Iniziai una ricerca sulla pazzia… in tutte le sue forme… gli atteggiamenti degli individui che ne sono colpiti… In base a come ricordavo mia madre… niente di quello che trovai scritto su quei libri mi spiegava i suoi comportamenti… anzi, i libri suggerivano il contrario. Mesi dopo, decisi di affrontare apertamente l’argomento con mio padre… Fortunatamente lo trovai più calmo. Mi spiegò – per quel che ne sapeva – quale fosse stata la situazione: “ La sorprendevo spesso… mentre spostava degli oggetti senza muoversi da dov’era… Piccoli oggetti intorno a sé… che voleva avvicinare o allontanare…”. Non seppe dirmi altro… ma accese maggiormente la mia curiosità. Così la mia lettura modificò presto. Il mio interesse si accentuò e in poco tempo – relativamente poco – avevo già letto tutto il materiale che c’era in biblioteca… non era molto, ma bastò a farmi prendere la decisone di studiare questi fenomeni… Volevo capire cosa aveva fatto scattare la follia nella mente debole di mia madre… La Paura, monsieur... è stata solo paura… -
- Dove ha studiato? -
- Qui a Parigi. Alla “Facoltà di Scienze dell’Ile Saint-Louis”… Non avrei mai abbandonato la mia amata Parigi! – esclamò con enfasi Adam.
- Non ha mai pensato che questi fenomeni possano essere… come dire?… controproducenti per chi li possiede… un esempio potrebbe essere la morte prematura di sua madre? -
- No!… Mia madre è morta perché ha vissuto le proprie anomale facoltà negativamente… anzi, le hanno fatto vivere negativamente quell’esperienza… E’ questo il motivo principale che mi ha spinto verso queste ricerche… Nei nostri laboratori, i “chiaroveggenti” vengono trattati come individui normali… insegniamo loro a vivere queste facoltà con tranquillità… ad accettarsi per quello che sono… senza rendere manifesta la natura di queste capacità alla gente che non comprende ancora. -
- Fino ad un anno fa è rimasto nell’ombra. Nessuno dei suoi colleghi aveva mai fatto il suo nome, e neppure menzionato il suo ruolo in questi studi: perché? -
- Come avrà potuto rendersi conto da sé… io non amo la pubblicità… preferisco lavorare e ottenere dei risultati… anziché parlare di esito ancora soltanto probabili… E non mi piace che qualcuno indaghi sulla mia vita privata… Spero… dopo oggi… che la curiosità di molti sia appagata… Non vorrei ritrovarmi altri giornalisti intorno… I miei colleghi non hanno mai fatto il mio nome perché sanno da sempre come la penso… Loro rispettano me, e viceversa. -
- Devo ritenermi fortunato per la disponibilità che mi sta dimostrando? -
- Sì! -
- Capisco! -
- Lo spero!… Anche se con voi giornalisti… non si può mai dire: “ Ha capito!”… -
- Perdoni la mia impertinenza!… E’ il mio lavoro!… C’è una persona particolarmente importante… nel sua vita? -
- Non ancora… Il mio lavoro mi ha impegnato troppo, percui non ho avuto il tempo di guardarmi intorno… Se ci fosse, comunque… non verrei certo a dirglielo. -
- Quando ha del tempo libero, come lo impiega? Quali sono i suoi hobbies? -
- Un solo hobby… monsieur... è più che sufficiente!… “ Collezione di Carte”! … Ogni tipo di carte da gioco… Sono attratto dal loro fascino… mi piace studiarne i semi e le figure… Dei “ Tarocchi”, in modo particolare. -
- Strano, come hobby!… Ciò mi porta a pensare che lei sappia leggere le carte… come fanno i cartomanti a cui la gente spesso si affida per sfuggire la realtà… E’ così? -
-Nient’affatto!… Io non credo che nelle carte si possa leggere il futuro… Mi affascinano… questo sì… quanto al resto… Menzogne!… Solo bugie!… -
- Allora… deduco che le piaccia giocare d’azzardo, giusto? -
- No!… Mi piace guardare gli altri giocare… studiare i loro volti durante le varie fasi del gioco, mentre vincono, perdono… bluffano… quando sono sicuri e viceversa… Il volto umano esprime molto… soprattutto quando gioca. -
- Mi sta dicendo che anche quando è libero di divertirsi… lei continua a lavorare? -
- Si potrebbe dire anche così… per me è un gioco… ma se lei preferisce chiamarlo lavoro… può farlo! – Adam rise della sorpresa di Blaise. Si accese un’altra sigaretta con noncuranza e guardò il giornalista attraverso il fumo.
Blaise tremò sotto quello sguardo che sembrava volesse incenerirlo.
- Cosa ne pensa del fatto che “Anne Delacroix” collabori con la polizia?… Eravate d’accordo sul fatto che fosse opportuno farlo?… Era anche previsto che Anne facesse il suo nome davanti alle telecamere? -
- Non sapevo che “Anne” stesse collaborando con la polizia di Londra… Sono stato avvertito della cosa due giorni dopo che lei era apparsa in TV… Alcuni colleghi l’hanno vista e… Per fortuna hanno deciso di informarmi!… In capo ad una settimana mi sono trovato a non poter rispondere al telefono… Ancora oggi, se mi azzardo a farlo all’altro capo trovo un giornalista che mi chiama per un’intervista… -
- Cosa ha provato quando ha saputo ciò che aveva fatto Anne? -
- Rabbia!… Un’incontenibile “Rabbia”! … Anne conosce perfettamente il mio pensiero in proposito… come tutti i miei collaboratori!… Si è lasciata travolgere dall’entusiasmo del momento… dimenticando la regola basilare della mia vita… e che le ho insegnato… -
- Cioè? -
- “Non coinvolgere mai i propri colleghi, o superiori… nelle proprie scelte di vita!”… Tempo fa mi aveva accennato che voleva usare la sua facoltà… a vantaggio della società, chiedendomi il permesso di fare il mio nome… Le risposi: “ Se c’è qualcosa che per te va bene… non significa che puoi trascinarti dietro tutto il nostro laboratorio!… Sii discreta e lasciaci lavorare nell’anonimato!”… In un attimo ha dimenticato le mie parole… o forse, ricordandole… ha pensato che intendessi il contrario… Così… eccomi coinvolto in una situazione che non mi è consona! -
- Come ha conosciuto Anne ? -
- Era una delle tante ragazze che veniva nel nostro laboratorio per imparare a sviluppare e controllare le proprie facoltà esp… Nel suo caso la “chiaroveggenza”!… E’ capitato spesso in quel periodo di ritrovarci a lavorare insieme… A volte era lei la “chiaroveggente” e io l’intervistatore, altre volte era il contrario… Non sto qui a spiegarle la dinamica che seguiamo nei nostri laboratori… il discorso è lungo… persino noioso… Presto mi accorsi che la sua capacità di concentrazione era forte… Avevo a portata di mano un elemento valido… decidemmo di impegnarci a fondo per far emergere la sua dote nascosta… Pensavo di avere in futuro una collaboratrice in più al mio fianco… Qualche mese dopo, arrivò piangendo al laboratorio… mi spiegò che i suoi dovevano trasferirsi per il lavoro del padre e lei doveva seguirli… Di lì a poco, il mio nome era sui giornali… Purtroppo! -
- Non ha mai pensato di collaborare con la polizia, come ha fatto Anne?… Se crede nelle facoltà che lei stesso possiede… come mai non si è fatto avanti? -
- Credo nelle mie possibilità!… Anzi, credo nelle facoltà che molta gente possiede… ma il mio lavoro consiste nell’aiutare i “chiaroveggenti” a convivere con questo potere!… Le mie ricerche non sono inutili… come lei o altri potete pensare… E poi… nessuno ha chiesto il mio aiuto! … Non vedo il motivo percui dovrei preoccuparmi… Evidentemente i nostri custodi della legge non hanno bisogno di chiaroveggenti… Loro sanno cosa fare! -
- Se chiedessero il suo aiuto, che farebbe? -
- Non so!… Ora, se mi vuole scusare… - concluse Adam - …Devo proprio interromperla… ho degli impegni da rispettare… -
- Avrei altre domande da porle… Se ora non può… possiamo fissare un incontro per continuare… -
- No!… Mi sembra di aver risposto abbastanza esaurientemente alle domande che mi ha fatto… Non penso ci sia altro di cui si possa parlare… Del resto, le avevo chiesto di essere breve… credo di averle concesso anche più del necessario… Non crede? -
- Si!… Ma… -
- Nessun “ma”!… Piacere di averla conosciuta… Spero di non rivederla in futuro… Bonsoir! -
Agilmente si spostò dal muro e, senza permettergli di aggiungere altro… “Adam Aryen”… si avviò verso l’uscita dello studio televisivo.
Massimo Spada
" La Residenza del Diavolo " Capitolo III - La Scomparsa di Arianne
- Sconvolgente! – esclamò Jordan, mentre, accendendo una Malboro, perdeva di vista la strada per un attimo.
Erano usciti dal cinema più di mezz’ora prima, entrambi perplessi. Senza dire una parola si erano avviati alla “Peugeot 106” di Jordan, cercando una risposta plausibile ai loro interrogativi.
Erano saliti in macchina senza nemmeno guardarsi, la tensione dei due era tangibile, ma ora Jordan aveva deciso di interrompere il silenzio. Con la coda dell’occhio lanciò uno sguardo verso Immanuel, che, seduto accanto a lui, sembrava stesse ancora riflettendo sul film.
- Effettivamente… - disse Jordan - …c’è una notevole somiglianza tra la scena del sacrificio… e l’omicidio… Ma… noi non abbiamo prove… per ora… che ci possano portare a pensare che le due cose siano davvero collegate… a meno che tu… -
- A meno che io… cosa? – chiese Immanuel stupito.
- Non so… Sei tu che hai detto di poter restringere il campo di ricerca… Francamente, a me sembra che tutto questo… ci conduca sempre più in un vicolo cieco… - l’espressione del suo viso era chiara. Immanuel vi poteva leggere distintamente la confusione. Non era una condizione piacevole per Jordan, certo, nessuno voleva trovarsi nella confusione mentale che li stava opprimendo, ma per Jordan era anche peggio. Per lui trovarsi in quello stato equivaleva ad una mezza sconfitta, e non era una cosa da poco, percui, dopo una pausa, continuò - Forse sono un po’ stupido, e non riesco a percepire l’aiuto che può recarci il film… Dopo aver controllato se il ragazzo faceva parte dell’equipe di attori, tecnici, truccatori e il resto… Dopo esserci accertati, se ha o non ha letto il libro… e ammettendo, per assurdo, che non abbia nulla a che vedere con tutto ciò… mi dici dove ci porta questa scoperta?… Forse potremmo accertarci dell’esistenza di un legame d’amicizia, o una conoscenza, con una delle persone che ha lavorato al film… metti che questo legame non ci sia… dovranno fare un sondaggio per scoprire chi ha letto il libro? … Con tutta la pubblicità fatta al film, l’avrà letto i tre quarti della Francia… per non parlare del resto… in questo modo, per me, il campo si allarga… non si restringe per nulla… -
- Forse!… Però questa situazione mi darebbe la possibilità… di entrare in contatto con molta gente… fra loro potrebbe esserci l’assassino. Non posso credere, di non riuscire a trovare neanche un indizio che possa aiutarmi… quello che abbiamo è troppo poco… il ragazzo era morto da giorni quando lo avete trovato… e comunque, io non l’ho neanche visto… Devo cercare un punto fermo per lavorare… Oppure, vuoi aspettare che questo pazzo ci regali un’altra vittima? … Farò di tutto perché ciò non accada… anche se… temo… che altre vittime ci saranno! -
Erano giunti a casa di Immanuel, Rue la Fayette. Dopo aver posteggiato, scesero dall’auto ed entrarono in casa. Quando si fu accertato che i suoi genitori non erano ancora rientrati, Immanuel tirò un sospiro di sollievo, quindi guidò il collega in camera sua dove continuarono la discussione ancora per un po’.
- Possibile! – sbottò infine l’ispettore Malin, dando un pugno sulla scrivania di Immanuel – E’ mai possibile che tu non abbia trovato nessun indizio… nessuna sensazione… tra gli elementi che abbiamo? -
- Niente! - rispose calmo l’uomo – Tutti gli elementi che abbiamo… sembrano… sembrano vuoti… Non riesco a sentire niente!… Se soltanto potessi conoscere in anticipo la prossima vittima… ma che dico… Non ho la certezza che ce ne saranno altre… Non puoi pretendere che io riesca ad entrare nel mondo dell’assassino… per ora è un mondo che non conosco… non riesco a capire il suo modo di ragionare, di vedere e di percepire quello che ha intorno… Ci sto provando… Ma è tutto ovattato… c’è nebbia in ognuna delle direzioni che ispeziono… Dovrei trovare un filo conduttore che possa guidarmi… ma potrei trovarlo solo se ci fossero altre vittime… in quel caso avrei più elementi… ma così… -
- Vorrei che questa fosse l’unica vittima! – riprese Jordan.
Stavano perdendo troppo tempo, lo sapeva. Presto questo stato di cose avrebbe loro regalato almeno un'altra vittima, e lui non sapeva dove rivolgere attenzione per parare il nuovo colpo.
- Ad ogni modo… - continuò stancamente - per questa sera sarà meglio che ci riposiamo… Domani vedrò di farti avere quello che hai chiesto… e speriamo, ci siano risultati… E’ tardi… ti lascio dormire e vado a casa… Buona notte! –
- Ti accompagno alla porta! – rispose Immanuel facendogli strada.
Nel pomeriggio del giorno seguente, Jordan piombò come un falco in casa Mistral. Lo sguardo trionfante nei suoi occhi verdi, fece intuire ad Immanuel, prima che questi proferisse motto, che qualcosa di positivo, tra quelle informazioni, aveva trovato.
- Avevi ragione! – esclamò Jordan sorridendo.
- Ottimo!… In che modo il ragazzo è collegato al film? -
- Come fai a dire che è di questo particolare che si tratta? – chiese Jordan sospettoso. La sicurezza del suo interlocutore lo lasciò interdetto.
- Era questo che stavamo cercando… O sbaglio? -
- No! Non sbagli… ma … - s’interruppe. Lui aveva ragione, era questo che cercavano, ma perché la sera prima l’amico pareva così insicuro? Perché aveva brancolato nel buio? Perché aveva detto che tutto era ovattato intorno a quel caso, mentre ora, sembrava così sicuro?
- Ma… Cosa? – chiese Immanuel.
- Niente!… - rispose, facendo spallucce. Dovevano risolvere quel caso al più presto. Quindi continuò - Hai ragione… il ragazzo è collegato al film… -
- Fammi vedere quelle carte! -
- Le carte possono dirti poco… Dicono solo che il ragazzo era presente durante le riprese del film… Ad ogni scena girata, lui era là… sul set… -
- E ti sembra poco? -
- Si! Se consideri che dopo aver saputo ciò… questa mattina… Ho fatto delle telefonate e ho saputo che il regista si trova ancora a Parigi… E’ all’Imperial, in Rue de la Victoire… e da quel che mi hanno detto, quando il ragazzo è scomparso la sua reazione è stata parecchio sconcertante. -
- Dobbiamo andare a trovarlo! -
- Già fatto!… E’ nella stanza numero ventisei… -
- Cosa ti ha detto? -
- Ha saputo della morte del ragazzo tramite il giornale… E ora è molto spaventato!… Dice che presto o tardi l’assassino lo cercherà… -
- Perché? -
- Non ha saputo spiegarmelo… E io non riesco a capirlo… Comunque, il ragazzo è andato da lui un paio di anni fa… Il regista era stato nella sua scuola, per fare delle lezioni sull’arte della regia… ho controllato, ed è vero… un paio di anni fa c’è stata nei licei questa ricerca di nuovi talenti, fra i ragazzi e le ragazze, sia nel campo della regia che della recitazione, narrativa, musica e il resto… Dopo qualche settimana, il nostro amico ha chiesto al regista se potevano passare un pomeriggio insieme… il motivo era che… essendo lui un regista di film horror, per predilezione… forse poteva capirlo meglio di altri. Il regista ha accettato, perché il ragazzo sembrava promettente in questo campo, e così la nostra vittima gli ha raccontato di un sacrificio… quello del film. L’uomo ha trovato la storia interessante, adatta ad un film, appunto… Il ragazzo gli ha quindi rivelato… che era un sogno che lo torturava da qualche anno, che sembrava molto vero, che temeva di morire in quel modo… Il regista gli ha risposto che erano stupide superstizioni, e per provarglielo ha costruito il suo film su questo sacrificio e gli ha permesso di assistere alle riprese… Così è stato! Ma prima che il film uscisse nelle sale il ragazzo è scomparso… e poi, è morto come temeva… Mi ha parlato di lui come di un ragazzo tranquillo… ma talmente impaurito, che a volte tremava senza che vi fosse una reale minaccia… Ripeteva spesso una frase: “Devo avvertirli che stanno arrivando… devo preparare il mondo all’orrore che li aspetta!”… Ma oltre ciò, non ha mai rivelato quello che la sua mente vedeva, o sapeva… Io ho pensato che fosse un visionario… ma intanto è morto… forse ucciso da coloro che voleva sfuggire… Ora è il regista a tremare di paura, penso sia meglio tenerlo d’occhio… prima che scompaia anche lui misteriosamente… Lo sto facendo sorvegliare. - Il trionfo nel suo sguardo era sparito; ora che aveva raccontato tutto a Immanuel sentiva che questo non era un grande risultato.
- Un sogno! – disse Immanuel pensieroso – Si tratta solo di un sogno… Ma i sogni non possono trasformarsi in realtà… a meno che, qualcuno non ne sia a conoscenza e decida di attuarli… Sai se altri sapevano del sogno del ragazzo? -
- Diciamo di sì… Il regista mi ha detto che era un tipo introverso e che, quando ha parlato con lui, gli ha detto di non aver mai rivelato a nessuno questo segreto, per paura… ma che adesso era venuto il tempo di mettere in guardia la gente. -
Un pesante silenzio accompagnò le ultime parole di Jordan, che finalmente si sedette sul letto di Immanuel, lasciando che il suo sguardo vagasse per la stanza; come al solito era disordinata: libri sulla scrivania, sul comodino e qualcuno anche sul letto, fogli appallottolati per terra vicino al cestino per la carta, anch’esso ricolmo, e poi, maglioni sulle sedie, scarpe sotto la scrivania; l’unico angolo ordinato era quello del computer, ma per il resto… il caos!
Infine, il suo sguardo si posò sul ragazzo. Immanuel era ancora in pigiama, lo sguardo totalmente vuoto, seduto a pochi centimetri di fronte a lui nella tipica posizione sua, con il petto appoggiato alla spalliera della sedia e le braccia conserte su questa.
Nella stanza c’era un caldo infernale, ma Immanuel sembrava non avvertirlo: era pallido, e quando lo aveva salutato, Jordan aveva sentito una mano gelida toccare la sua.
L’ispettore sapeva benissimo cosa significassero quello sguardo e quella posizione.
Immanuel stava sondando le immagini che la sua mente riusciva a percepire, sperando che le nuove informazioni spazzassero via le nubi che proteggevano l’assassino.
Restava immobile come una statua, per non distrarsi.
Generalmente Immanuel, quando lavorava, voleva restare solo, ma qualche volta – come in quel momento - Jordan aveva assistito.
A quest’ultimo, la vista di quegli occhi spenti aveva il potere di far salire il cuore in gola… Sentiva il sangue gelarglisi nelle vene. Ma non poteva interromperlo. In fondo Immanuel stava cercando di aiutarlo. Dopo qualche minuto, che a Jordan sembrò eterno, gli occhi di Immanuel tornarono vivi. Il sangue tornò a fluire nelle vene dell’ispettore, ma l’espressione del chiaroveggente non era serena.
- Niente! – disse Immanuel con voce grave. – Non riesco a vedere niente!… E’ avvolto da una barriera psichica che non riesco a penetrare… - si portò una mano all’altezza delle labbra, mentre un attacco di tosse lo scuoteva.
Jordan lo guardava attonito, non sapendo cosa fare; alcuni secondi dopo uscì dalla stanza. Tornò di lì a poco con un bicchiere d’acqua e la scatola dello sciroppo.
- Bevi! – disse – Tua madre mi ha detto che devi prendere questo sciroppo… altrimenti la tosse non passerà. -
Immanuel, obbediente, dopo aver versato un po’ di sciroppo nel misurino che era nella confezione, ingoiò il liquido verde e poi bevve avidamente l’acqua.
- Mi spiace!… - disse, quando si fu calmato - …Non volevo spaventarti… ma… a volte dimentico di non essere solo… -
- Tranquillo!… Del resto, è per noi che lavori! -
- …So bene che quando mi dissocio dal mondo reale… non sono uno spettacolo divertente… Ora più che in altre occasioni… Questo raffreddore non mi aiuta… -
- Dovresti curarti… Non puoi andare avanti così! -
- Lo so!… Ma ti prego, risparmiami… bastano mia madre e Arianne… a torturarmi con questa storia… -
- Già!… Ma dov’è tua sorella?… Oggi ancora non l’ho vista. -
- Dovrebbe essere ancora da Juliette, per quella ricerca… Strano, che non abbia ancora telefonato… Stamattina ha chiamato cinque volte per sapere come stavo… Mentre ora… Forse mia madre l’avrà rassicurata e non mi avrà avvertito delle telefonate successive… avrà pensato che stavamo lavorando e non ha voluto disturbarci… - ma le sue parole tradivano l’ansia. Suonarono strane anche a Jordan, che stava per dirgli qualcosa, quando si accorse che Immanuel aveva già preso la cornetta del telefono e stava componendo un numero.
- Buonasera! Casa Duval?… Sono Immanuel, il fratello di Arianne… mia sorella è ancora lì da voi? …A che ora è andata via?… Capisco… Grazie! Buonasera! – lentamente rimise la cornetta al suo posto e disse – E’ uscita stamattina insieme a Juliette per andare a lezione… ma quando Juliette è tornata a casa era sola… si sono separate davanti all’Università… ha detto che doveva tornare a casa per vedere come stavo… -
- Allora sarà nella sua camera ad aspettare che io vada via. – rispose Jordan non troppo convinto.
Immanuel non lo ascoltava, si precipitò fuori della stanza per andare a vedere se Arianne era rientrata.
Con terrore scoprì che la ragazza non c’era.
L’attesa fu snervante.
Quando giunse l’ora di cena, Arianne non era ancora rientrata. La madre, - preoccupata e ignara della chiamata che suo figlio aveva fatto a casa Duval - suggerì di telefonare a Juliette per sapere se sua figlia avesse intenzione di passare un’altra notte da loro.
Immanuel la prevenne, informandola che la sorella aveva lasciato l’amica nel primo pomeriggio per tornare a casa.
Cominciarono ad aspettare. Perfino Jordan era rimasto ad accertarsi che Arianne tornasse. A mezzanotte, di lei ancora non si sapeva nulla.
La madre andò in camera sua a piangere. Il padre si sedette in salotto ad aspettare il ritorno della figlia, dicendo che questa volta meritava una punizione.
- …Quella ragazza non si rende conto di quanto siamo in pensiero… - diceva l’uomo, più impaurito che incollerito. - …Ma questa volta… appena torna… mi sentirà… Ormai è grande, certe cose dovrebbe capirle… -
Immanuel e Jordan erano seduti nelle poltrone del salotto, uno di fronte all’altro; l’uomo era invece seduto sul divano.
Il portacenere sul tavolino basso era pieno dei mozziconi delle sigarette che Jordan aveva fumato.
La notte passò lenta e oppressiva. Quando infine giunse l’alba, Immanuel si alzò dalla poltrona e andò in cucina a fare il caffè, aspettando che l’orologio battesse le otto per telefonare a Juliette e sapere se Arianne era tornata da loro.
Le otto! Immanuel si precipitò al telefono e rifece il numero di Juliette.
La ragazza rispose che si erano separate davanti all’Università, e da allora non l’aveva più né vista né sentita.
Scomparsa! Arianne era scomparsa senza lasciare traccia.
- Vado al Dipartimento per organizzare le ricerche… - disse Jordan, sempre più preoccupato.
- Ho l’impressione che il nostro assassino ci abbia regalato un’altra vittima!… - esclamò Immanuel guardando il collega.
- Ma cosa vai a pensare? – domandò Jordan ostentando calma, una calma che non provava, per cercare di tirargli su il morale.
L’ispettore non aveva pensato a quella ipotesi… ma ora che Immanuel l’aveva formulata… Forse il ragazzo riusciva a sentire dov’era Arianne… Forse le sue intuizioni lo portavano a pensare che l’assassino si stesse muovendo… No!… Era impossibile che in tutta Parigi andasse a scegliere proprio Arianne…
Preferì non confermare i sospetti dell’amico. Li riteneva assurdi. Dovevano stare calmi.
Soprattutto Immanuel doveva mantenere una certa serenità!… Non sarebbe stato facile: era scomparsa sua sorella.
Jordan guardò per qualche secondo Immanuel, indeciso se continuare a parlare o meno; decise di no. Con passi veloci si avviò verso l’uscita.
Immanuel, dopo aver preso dalla stanza di Arianne qualcosa che potesse metterlo in contatto con lei, si chiuse nella sua camera.
Si sedette sulla sedia accanto alla scrivania, nella posizione da lui tanto amata, e tenendo in mano un golfino grigio-perla della sorella, iniziò la sua ricerca.
Massimo Spada
" La Residenza del Diavolo " Capitolo II - Il Fascino di Adam
- …I concetti attuali sul rapporto mente-cervello, comportano una netta rottura con la dottrina materialista e behaviorista che ha dominato la scienza neurologica per molti decenni… Invece di rinunciare alla coscienza o di ignorarla, la nuova interpretazione riconosce appieno la supremazia della consapevolezza cosciente come realtà causale… Quando la scienza modifica il suo atteggiamento materialista-behaviorista e incomincia ad accettare in teoria, nonché a includere in pratica, nel proprio dominio causale, tutto il mondo delle esperienze interiori, cambia la natura stessa della scienza… I recenti sviluppi concettuali nel campo della teoria sulla mente e sul cervello, che da una parte rifiutano il riduzionismo e il determinismo meccanicistico e dall’altra il dualismo, spianano la strada per un approccio razionale alla teoria e alla prescrizione dei valori, come anche alla funzione naturale tra scienza e religione… - la voce calma e suadente dell’uomo catturava totalmente l’attenzione di Immanuel. Era tanto assorbito dall’importanza del discorso che non udì l’aprirsi della porta della sua camera, né la madre che gli diceva che c’era una visita.
- E’ tanto importante quel programma? – chiese Jordan, appoggiandogli una mano sulla spalla.
- Scusa!… - rispose - Non ti ho sentito entrare… Comunque… la risposta è sì!… Sta parlando… di quello che faccio io… con il mio lavoro… Ti spiace se prima di parlare del caso aspetto la fine dell’intervista?… Quest’uomo mi sembra abbastanza preparato sull’argomento… -
- Fai pure!… Posso restare? -
- Naturalmente!… Anzi, devi restare! -
- Quali sono i risultati? – chiese il conduttore del programma.
- I recenti esperimenti sulla visione a distanza… - rispose il professore - e altri studi sulla parapsicologia suggeriscono che vi sia “interrelazione” tra la mente umana e altre menti, nonché con la materia… Esperimenti condotti sulla interrelazione tra mente e mente hanno dato risultati incoraggianti… tali esperimenti sono volti a dimostrare che la mente umana può essere in grado di ottenere delle informazioni indipendentemente da fattori quali il luogo e il tempo… Siamo certi (io e i miei colleghi) che tali capacità psichiche rappresentano un aspetto assolutamente normale della mente umana e che si può imparare a sviluppare questo potenziale in modo sano e razionale. Non c’è bisogno di alterare il proprio rapporto con la realtà, o di adottare una nuova serie di valori per conoscere l’esperienza psi… Comunque, può capitare di modificare radicalmente la propria visione della vita dopo aver avuto un esperienza di questo genere… -
- Questo significa, che una qualunque delle persone incontrate per la strada, può essere un medianico, uno psicocinetico o un telepate? – chiese ancora il conduttore.
- Ovviamente sì!… Anch’io spesso… mi sottopongo agli esperimenti. -
- Quindi può dirci in prima persona cosa sono in grado di fare questi fenomeni? -
- Certamente! – rispose l’uomo, fingendo di non notare affatto il cinismo nella voce del conduttore.
- Ad esempio? -
- Parlerò della visione a distanza!… La scoperta principale originata dalle ricerche sulla visione a distanza è che la maggior parte dei partecipanti a questi esperimenti impara a descrivere accuratamente edifici, luoghi, oggetti e attività dai quali è separata sia per questioni di spazio che di tempo. Queste persone hanno spesso descritto nei particolari luoghi distanti migliaia di chilometri… Molti hanno anche descritto correttamente eventi che sarebbero avvenuti addirittura ore o giorni dopo… Le persone che hanno imparato a usare queste facoltà in laboratorio vengono chiamate “chiaroveggenti” (non soggetti, termine comunemente usato nella maggior parte degli esperimenti parapsicologici). Sappiamo che la distanza che separa costoro dai luoghi che decidono di “visitare” psichicamente non influenza l’accuratezza delle loro descrizioni, né le rende più difficili da ottenere… In effetti, abbiamo anche scoperto che i luoghi remoti sono talvolta più facili da individuare psichicamente e da descrivere, che non i luoghi vicini. Questo è forse dovuto al fatto che i chiaroveggenti trovano i luoghi distanti più interessanti. Forse trovano anche meno difficoltà nel separare i pensieri analitici e le supposizioni dalle impressioni psichiche vere e proprie quando stanno descrivendo luoghi che non sono loro affatto familiari… Non siamo stati noi a inventare la visione a distanza. Si tratta di un tipo di fenomeno psi, o meccanismo psichico, che avviene naturalmente, nella vita di tutti i giorni di molta gente… -
Un bussare deciso alla porta interruppe per un attimo la loro attenzione alla TV.
- Avanti! – disse Immanuel.
- Vi ho portato tè e biscotti… - disse Arianne, entrando con il vassoio. - Posso restare per un po’?… Giusto il tempo di prendere il tè con voi… – chiese, facendo un sorriso in direzione del fratello.
- Sì! Fai pure… però… almeno per i prossimi dieci minuti… mantieni il silenzio! – rispose Immanuel.
- Ha parlato di descrizioni a distanza, quasi perfette… ma ci ha appena detto che il chiaroveggente, a volte, non riesce a separare le supposizioni e i pensieri analitici dalle impressioni vere e proprie. Cosa intende dire? – chiede il conduttore.
- La visione a grande distanza è essenzialmente la facoltà di riprodurre informazioni figurate e non analitiche… Per esempio, se un chiaroveggente esperto stesse lavorando con la polizia alla ricerca di una persona rapita, o scomparsa, egli potrebbe essere in grado di descrivere il luogo o la casa in cui si trovasse la vittima del rapimento… o la persona scomparsa… ma non sarebbe altrettanto abile nel fornire l’indirizzo esatto, la via. Per il chiaroveggente nomi, numeri, lettere e altro materiale analitico sono tra le informazioni più difficili da descrivere… Ma noi riteniamo che questo problema non sia causato dalla difficoltà di ottenere informazioni metapsichiche. Siamo piuttosto dell’avviso che questa difficoltà sia dovuta al rumore mentale che interferisce con la capacità del chiaroveggente di elaborare le informazioni. Una migliore conoscenza del rumore mentale ci potrà servire per arrivare a imbrigliare i meccanismi psi e a farne degli strumenti più accurati e attendibili… Le fonti principali del rumore mentale sono la memoria e l’immaginazione… -
- Bene!… - l’interruppe il conduttore - La memoria e l’immaginazione, saranno gli argomenti della prossima puntata di “Le Risorse della Mente”… il programma che affronta argomenti dettagliati riguardo la psiche umana… Naturalmente… invitiamo il professor “ Adam Aryen” a partecipare alla prossima puntata… Arrivederci a lunedì prossimo!…-
Mentre i titoli di coda del programma scorrevano, le telecamere inquadravano il professore, che si era appena alzato dalla poltrona e stava conversando con uno dei tecnici dello studio.
- E’ un bell’uomo… - disse Arianne con lo sguardo rapito - Avete visto le sue labbra?… Sembrano disegnate da un pittore… Chissà quanti anni ha?… Sembra così giovane… non ha l’aria di un professore, tranne, forse… per la severità del suo sguardo. Ha i capelli troppo lunghi e la pettinatura estrosa… -
- Non ti sembra di adularlo troppo? – chiese Immanuel, staccando le braccia dalla spalliera della sedia su cui era rimasto per tutta la durata del programma. Quella posizione tipicamente maschile era la sua preferita, quando doveva concentrarsi su qualcosa. Infine si alzò per prendere il telecomando e spegnere la TV.
Jordan lo prevenne. Dopo aver spento lo schermo disse: - Dovrebbe avere trentadue o trentatre anni… - guardava l’uomo di fronte a sé, ma era palese che l’informazione era per Arianne - E’ veramente un docente di parapsicologia… anche se a volte non lo sembra. -
- Tu come fai a saperlo? – chiese Arianne interessata.
- Un mio amico giornalista mi comunica tutte le informazioni che ha raccolto su di lui… Sono parecchie settimane che telefona al suo studio e a casa per fissare la data di un’intervista che vuole strappargli… ed ogni giorno lui gli manda a dire che ha altro da fare; la signorina che risponde dallo studio gli ha detto che il professore è restio a parlare con i giornalisti… gli consiglia di riprovare dopo due o tre giorni… ma lui, imperterrito, chiama ogni giorno… pensa che presto si stancherà e gli concederà ciò che chiede… Io gli ho detto che per me perde il suo tempo… Lui dice di no… -
Nei suoi occhi verdi c’era un’ombra di tristezza. Si passò una mano fra i folti capelli neri. Un chiaro gesto d’impazienza. Sicuramente era la necessità di parlare del caso con Immanuel, che lo rendeva nervoso, ma l’uomo non parlava mai di lavoro davanti alla sorella, percui era necessario attendere che lei si decidesse ad uscire dalla caotica stanza.
- Arianne!… - esclamò Immanuel, avvertendo lo stato d’animo di Jordan - Vuoi per favore lasciarci soli?… Dobbiamo parlare di lavoro, e… -
- Ok! … Me ne vado. – rispose lei – La mamma mi ha detto di avvertirti che stasera lei e papà escono, faranno forse tardi… Non aspettarli per cena… Io sto andando a studiare da Juliette… e credo che mi toccherà passare la notte da lei: dobbiamo fare una ricerca per la materia che stiamo preparando… e vorremmo affrontare due aspetti diversi dello stesso tema… Non ti dimenticare di cenare!… Ciao! – concluse.
Baciò il fratello su una guancia, con affetto, salutò Jordan e con passo leggero si avviò verso la porta.
Lo sguardo di Immanuel era vitreo, mentre seguiva i movimenti della sorella che andava via. La osservava quasi volesse imprimersi la sua figura nella mente; i morbidi pantaloni di panno grigio-topo, di taglio classico, che la facevano sembrare più magra, il maglioncino verde mare sagomato che arrivava alla vita, i morbidi capelli neri che le coprivano le spalle, si muovevano insieme con lei. Una bella donna davvero.
Stava per dirle qualcosa, ma le sue labbra non ebbero il tempo di proferire parola che Arianne era già fuori dalla stanza, e aveva chiuso la porta dietro di sé.
- Qualcosa non va? – chiese Jordan, appena la porta si fu chiusa. Immanuel non rispose e lui diede un’alzata di spalle rassegnata; con gesti veloci si liberò della giacca nera. Nella stanza c’era un caldo assurdo, percui tolse anche il pullover, rimanendo solo con la camicia bianca. La sua figura energica, spalle larghe, vita stretta, dall’alto del suo metro e ottantacinque, almeno un palmo più del suo amico e collega, sovrastava quest’ultimo, che si era riseduto al suo posto, in posizione normale, e che ancora fissava la porta.
- Allora, ragazzo… vogliamo metterci al lavoro, o vogliamo giocare alle belle statuine? – chiese a voce alta Jordan per scuotere il giovane.
- Sì!… - rispose egli infine - Mi è sembrato quasi… - non concluse la frase, alzò gli occhi verdissimi, e ancora visibilmente cerchiati, su Jordan. Cercava una risposta, o forse un sostegno in lui.
Fu in quell’istante che Jordan si accorse del suo aspetto. Nell’ultimo anno, il dipartimento di polizia di cui lui faceva parte, aveva chiesto a Immanuel di collaborare più volte. Praticamente, un caso risolto aveva visto l’arrivo di un caso da risolvere. Non gli avevano lasciato quasi il tempo di respirare.
Mentre l’osservava, Jordan capì l’importanza dell’ultima frase detta da Arianne – “Non ti dimenticare di cenare!…” - . Effettivamente, da quando lo aveva visto la prima volta, Immanuel era molto dimagrito; sì che non era mai stato molto in carne, ma aveva un bel corpo asciutto, spalle larghe, vita stretta, i muscoli al posto giusto, un po’ più alto della sorella, di cinque o sei centimetri; un bell’uomo, forse un po’ delicato, ma comunque un uomo. Adesso era l’ombra di se stesso.
- Sei sicuro… - gli chiese preoccupato - di potercela fare? -
- Sì, stai tranquillo!… - rispose Immanuel rassicurante - Non farti ingannare dal mio aspetto… Ho avuto un brutto raffreddore nelle ultime settimane… Non è ancora passato del tutto, ma mi riprenderò… Credevi forse che ti facessi venire a casa mia per gioco?… Questo maledetto raffreddore mi ha inchiodato a casa… altrimenti sarei venuto io al dipartimento… - sorrideva, sembrava che l’attimo di smarrimento di prima fosse passato.
- Speriamo di risolvere presto questo caso… - disse Jordan - dopodiché, farò in modo che per almeno un mese non ti disturbino… -
- Bene!… Così io e Arianne ci faremo un bel viaggio, insieme… Ma ora pensiamo al lavoro… Sei riuscito a trovare l’informazione che ti ho chiesto? -
- No!… Ieri era domenica… e poi, lo sai… quando si tratta di burocrazia… le cose vanno un po’ a rilento… Perché t’interessa sapere se quel ragazzo aveva interessi per il cinema o la letteratura? -
- Sabato sera Arianne è andata alla prima di un film… -
- E questo cosa c’entra? -
- Questo film è in prima visione dal ventisei di gennaio… quindi, da tre giorni fa… Il ragazzo è scomparso il sedici dicembre scorso, giusto? -
- Giusto! -
- Lo avete ritrovato dieci giorni fa circa… quindi il film non era ancora nelle sale… ma… la scena che mi ha raccontato Arianne, sabato sera… mi fa supporre che l’omicida abbia visto, o abbia preso parte in qualche modo alla realizzazione del film… oppure ha letto il libro da cui il film è tratto… Percui, possiamo cominciare a restringere il campo di ricerca… -
- Tu dici? … Per me questo non prova niente! -
- Non posso esserne sicuro… però non possiamo scartare quest’ipotesi a priori!… Ti ricordo che siamo ancora ad un punto morto… Cerchiamo, cerchiamo… ma ancora non abbiamo niente di concreto in mano!-
- E quale sarebbe questo film? -
- “ La Residenza del Diavolo”!… E la scena che mi ha descritto mia sorella, ha molto in comune con quello che mi hai raccontato tu… di come avete trovato il cadavere… -
- Guarda la combinazione… devo andarlo a vedere stasera… mi fai compagnia? -
- Veramente… sarei ancora in convalescenza… Ma se mi era possibile uscire sabato con Arianne… credo di poterlo fare stasera… Purché non lo sappia mia madre! -
- Già, il tuo raffreddore… Ora capisco perché qui dentro fa tanto caldo… ti hanno acceso il riscaldamento al massimo… Non ti senti soffocare? -
- Per dirti la verità… io sto morendo dal freddo… Sarà meglio mettere qualcosa di pesante… altrimenti congelerò dentro il cinema! -
- Direi di sì!… Se ti sbrighi abbiamo anche il tempo di cenare… offro io… Ricordati la raccomandazione di Arianne… Se scopre che ti ho portato fuori… cosa che a lei non riesce quasi mai… e, per giunta, che sei rimasto a digiuno per colpa mia… mi uccide! -
- Arianne non è così cattiva!… Né tanto meno gelosa… - sorrise Immanuel.
- E’ peggio!… Forse uno di questi giorni… mi farà fare la fine della vittima del nostro caso… se sarò fortunato! – rispose di rimando Jordan, ridendo a sua volta per sdrammatizzare.
Erano dieci anni ormai che conosceva i fratelli Mistral, e Arianne, ogni volta che lo vedeva parlare con il fratello per più di un’ora, cominciava a diventare nervosa e aggressiva verso di lui, come se le stesse portando via il tempo che il fratello poteva dedicarle.
Forse era un’impressione… ma non era simpatico vedere Arianne imbronciata.
Massimo Spada
domenica 9 gennaio 2011
Buon Anno!!!
" - Viviamo solo una volta da quando ci viene donato il regalo della vita. Dovrebbe essere nostro persistente obiettivo cercare di renderci Immortali per lasciare il segno della propria arte in questo mondo, non importa in quale campo lo si faccia. Basta volerlo. - Michael Jackson- "
Inizio questo post con una frase di Michael Jackson ( ecco perché metto una sua foto per questo post ) trovo che sia un bell'augurio per iniziare il nuovo anno. Io dal canto mio mi sto impegnando per farmi conoscere nel mondo, sebbene al momento solo virtuale, come scrittore, lui era spettacolare in tutto quello che faceva e forse proprio per questo veniva notato a priori ... io non ho la sua capacità di attirare la gente ma cerco ugualmente di far leggere ciò che scrivo, questo è il mio proposito per quest'anno ... far conoscere al mondo la mia piccola arte; scrivere!
Spero solo di riuscirci!
Buon Anno Nuovo a tutti voi!
Massimo Spada!
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